SABATO 29 NOVEMBRE.
A tirarmi fuori dal sonno denso e piacevole, è l’odioso suono della sveglia telefonica: ma..? sono le 12! Cacchio..considerato che mi sono addormentato poco dopo l’una e mezza, annovero questa tra una delle migliori dormite degli ultimi mesi. La stanchezza dell’ultima fase di club tour si fa sentire – concerti, apparizioni televisive, interviste e viaggi si susseguono ogni giorno senza pausa e un po’ ne risentiamo tutti.
Siamo ancora a Napoli e,a dispetto delle notizie che mi arrivano da casa (neve e freddo intenso), qui l’inverno non è ancora arrivato. Anche se ieri sera ha piovuto alla grande-persino sul palco ;)-, oggi il sole splende alto e la temperatura non richiede neanche la giacca. Ottime condizioni per andarcene a mangiare il pesce al porto di Pozzuoli. È uno sporco lavoro, ragazzi, ma qualcuno lo dovrà pur fare..
La formazione è quella dei vecchi tempi-noi cinque, più Ivan alla guida di un furgone affittato per questi due giorni. Scavalchiamo la collina che ci separa dal porto, passando attraverso al terreno spaccato dalle fumanti esalazioni solforose che rendono famoso questo posto e arriviamo al porto che,anche se sgarrupato e frequentato da pulciosissimi cani randagi, mi strappa il solito commento del piemontese al mare…ooooh che bello…;))
L’aria tra noi vibra bene,oggi.
A tavola, tra polpi, lumache di mare e mostri vari, ridiamo, scherziamo e soprattutto ci prendiamo per il culo-la fondamentale benzina di questa band. Il modo di scherzare “subsonico” è molto particolare,pungente ai limiti della sopportabilità a volte, ma è solo questione di chiavi di lettura..e anche un permaloso come me pian piano se ne è fatto una ragione. Eh eh. È molto peggio quando siamo seri, amici miei…
Alle tre di pomeriggio, siamo pieni come otri e pronti per partire alla volta di Bari. Un paio d’ore abbondanti di viaggio, in cui la strada “serpenteggia” tra i monti dell’Irpinia, per poi sbucare nel piatto Tavoliere delle Puglie -mai nome fu più azzeccato!. E’ un panorama che trovo affascinante, arricchito nelle mie orecchie dall’ambiente elettronico dei Pivot (consigliati!) e da una quiete che raramente di riesce a ottenere durante gli spostamenti.
Arrivare al Demodè non è una delle cose più semplici del mondo e, se sbagli una viuzza, rischi di trovarti subito a Frittole. Ma stavolta il nostro Arrazzo è implacabile (lo so, che in segreto ha patito il periodo con Josè alla guida) e, giradiquigiradilà,ci siamo al primo colpo. L’estetica del locale non è niente male, con parquet a terra e candidi divani, ma il suono…alle prime note del soundcheck, l’espressione cinerea di Cipo non lascia spazio all’immaginazione. Un po’ tipo “suonate pure quel che vi pare, tanto qui non si capisce un cazzo.” In effetti anche io, che di solito ho ascolti molto buoni in cuffia, percepisco un rimbombo fastidioso che mi fa capire ben poco. Tanto vale andare a cena.
Anzi, parliamo proprio di questo argomento. I Subs si dividono nettamente in due clan: Max e Samuel mangiano rigorosamente dopo il concerto, anche perché cantare a stomaco pieno rischia di trasformare il concerto in una performance di rutti. Boosta si è unito al duo di recente, credo per lo stesso motivo. Ninja e il sottoscritto cenano prima dello show. Eh sì, la sezione ritmica ha bisogno di zuccheri per groovare…ovviamente pasti leggeri, perché se ti sei mangiato due polli arrosto e un campo di patate il suddetto groove se ne va a fare in etc. etc.
Cosa stavo dicendo?
Ah sì. Breve fuga al ristorante e ritorno al Demodè, pronti per iniziare. Parole grosse. La gente,da queste parti, è abituata a uscire tardi e arriva alla spicciolata. Per cui, per evitare di lasciare tutti fuori, invece che alle 22, iniziamo alle 23.
Ma oggi la faccenda è complicata. Il locale è pieno ben oltre la capienza stabilita e la gente, appena partono le prime note del concerto, salta e spinge all’impazzata, tanto da far cedere le transenne davanti. La storia –vedi il festival di Roskilde di una decina di anni fa- ci ha insegnato che questi problemi non si possono trascurare, perché si rischiano gravi incidenti. Fermiamo tutto e riprendiamo solo quando la situazione è stata messa a posto. Però mi chiedo una cosa. Uomini della security? Quando una ragazza/o chiede in lacrime di essere portata via perché si sente male, fatela uscire dalle transenne e portatela via, porca puttana!
Risolti i problemi, ci inoltriamo nelle danze, ma vi assicuro che il caldo sul palco è insostenibile. Devo fermarmi a ogni pezzo per asciugarmi l’acqua che cade dalla mia crapa pelata e per bere quell’ottimo integratore salinico che è la birra. ;) E il momento “camicia stile Udinese 83/84” stasera si trasforma in un bagno turco. Bubu finisce addirittura a petto nudo: si può dire che chiudiamo in bellezza.
La accendiamo? Bari è la città più scatenata d’Italia.
DOMENICA 30 NOVEMBRE.
Anche oggi la notte mi inghiottisce come un gorgo nero e mi risveglio a ora di pranzo a causa delle urla generate da una partita di calcetto vicino all’hotel.
Qualcuno della cricca va a pranzo a Polignano a Mare, ma io sento la necessità FISICA di starmene un po’ per gli affari miei. Nulla di male. Quando si è in giro per tanti giorni tutti insieme, sempre, è difficile ritagliarsi dei momenti di privacy- o anche solo di silenzio. Le occasioni del genere diventano quindi ghiotte.
La pensano come me Boosta e Ninja, con i quali divido un ottimo pranzetto in albergo a base di pesce, e poi via in camera.
Ho come compagnia un nuovo libro, Il serpente di Pietra, di Jason Goodwin. Mi aveva colpito parecchio il precedente L’Albero dei Giannizzeri e il suo bizzarro protagonista: Yashim, un detective eunuco nella Istanbul di fine ‘800. Ecco, questo è praticamente la sua continuazione.
Verso ora di cena ci avviamo verso il Demodè e Ivan smentisce tutto ciò che ho detto qualche riga fa su di lui: giriamo in tondo sulla tangenziale barese per un quarto d’ora buono senza trovare l’uscita giusta. Che alla fine viene trovata, grazie anche a una poderosa sfida tra chi ha il miglior navigatore gps sul telefono (Vicio vs. Ninja).
Dentro il locale, il tempo scorre in fretta, tra una pizza al volo e racconti delle prime avventure in tour nel periodo 97/98…a quell’epoca non c’ero, ma a forza di sentire e risentire queste storielle, è come se avessi vissuto tutto!
Ci accorgiamo tra l’altro che qualcuno ieri sera si è bellamente fottuto una camicia fluo, la mia. Casca a fagiolo un ragazzo, che ci regala,poco prima di iniziare, qualche maglietta “promozionale” – ce n’è una bianca, decorata con un woofer, che fa proprio al caso mio.
Ready to go!
Il concerto è molto più vivibile di ieri: c’è un po’ meno gente, anche se il posto si può dichiarare “pieno”. Sarà che fa anche meno caldo, ma mi sembra che suoniamo con un piglio rilassato, godibile – qualcuno dirà “da domenica sera”. Mi diverto e i sorrisi dei miei quattro soci mi dicono la stessa cosa.
Nella sala accanto, imperversa nel frattempo una selezione di pop/new wave anni 80, che allieta la cena post-concerto nei camerini…Tears For Fears, Falco, OMD e via dicendo. C’è chi non resiste e si precipita a razzo a ballare, tra le risate generali e un generale clima di festa. Una bella chiusura, per una settimana tra le più intense degli ultimi anni!
Vicio
Postilla: un doveroso ringraziamento a Vito (terrestre locale) da parte di tutti coloro, tecnici inclusi, che hanno usufruito della sua gentile premura nel guidarci tra ristoranti e luoghi da visitare. Polignano e Bari vecchia spaccano (Max)
Partiamo con una banalità, di quelle più classiche: le stagioni non sono più quelle di una volta. Ed ecco che ci ritroviamo un novembre con temperature moderate, quasi primaverili. Il qui sottoscritto tamarro prende al volo l’occasione e se ne va in giro la domenica con maglietta leggera e poco altro. Anche al supermercato, dove però vige un clima da Antartide, giusto per surgelare, oltre a pesci e pollame, anche i malcapitati clienti. Tutto ‘sto preambolo perché?
Eh…perché inizio la settimana con un fetentissimo mal di gola, che si tramuta in altrettanto fetente raffreddore quando è ora di partire per Firenze, dove dobbiamo fare ben due concerti, un giorno dopo l’altro. In viaggio ci guardiamo l’ultima release di Hulk, con uno strepitoso Edward Norton, ma purtroppo dopo poco sento che è meglio farsi una dormita e vedere se il malessere riesce ad alleviarsi. Neanche per idea. Arrivo nel capoluogo toscano veramente rimbambito (qualcuno direbbe…e che differenza c’è dal solito? ;-)), tanto che faccio il check, una breve cena e mi tappo in camerino, a recuperare energie e a perder tempo su You Tube: sessioni in studio di Timbaland con Busta Rhymes, registrazioni del batterista dei Blink 182, lezioni di basso…da ragazzino sarei diventato pazzo per tutto questo ben di dio. Ok.
Salire sul palco in queste condizioni non è il massimo (anche se il Ninja ci riuscì quasi moribondo, anni fa), ma il Viper è una bolgia fumante di 1300 anime e l’adrenalina sale subito alle stelle. Starnutisco, mi soffio il naso in continuazione –con i fazzoletti forniti da un più che mai prezioso Tony- , ma mi rendo conto che stiamo facendo un concerto strepitoso. Certo, le gambe sono più molli del solito e saltare è proprio faticoso, ma i miei 4 soci filano come siluri e tutto si incastra alla perfezione. Samu canta un finale di Strade da brivido e quando va così…oh yeah, sappiamo che la serata sarà spettacolare. È difficile descrivere i miliardi di emozioni e di pensieri che ti affollano la mente durante un concerto: si va dalla matematica che regola un beat in sedicesimi, alla pura vibrazione interiore (presente un orgasmo?), passando per schizzi di immagine da fase REM. In serate come questa, il pubblico catalizza totalmente la mia attenzione e traggo linfa vitale da ogni salto, pogo, lacrimuccia e urlo, questo splendido reality show che ci viene regalato minuto dopo minuto.
Appena terminate le ultime note di Tutti i miei sbagli, mi intabarro come un beduino e filo dritto in hotel, perché sono davvero sfasciato. Mi travesto da vero rocker vissuto e mi sparo un cocktail letale: doccia bollente, camomilla e tachipirina – ma chi è Keith Richards in confronto a me?! ;-)))
Bien, amigos – al risveglio le mie condizioni sono migliori, ma decido di rimanere in stato larvale, nudo nel letto, ancora per tutto il pomeriggio e godermi un riposo a tutto tondo. Ho appena acquistato un libro che si sta rivelando splendido, Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafòn e mi perdo tra quelle poetiche pagine, noncurante delle ore che passano. Aggiungiamo l’ascolto di qualche novità discografica –Mercury Rev e Kaiser Chiefs- e in un batter d’occhio fuori dalla mia finestra si fa buio. È ora di tornare al Viper e sì, sto proprio meglio. Una frugale cena tutti assieme, tecnici e musici, e si risale on stage. Non prima di aver però fatto il tradizionale brindisi pre-concerto, oggi officiato in via eccezionale da Mr. Piero Pelù e tutta la sua travolgente verve. Quando siamo in zona, Piero è quasi sempre presente: il Rock in persona, simpatico, magnetico e sempre disposto a farsi una chiacchierata e due risate, senza aloni di supponenza che spesso adombrano certi personaggi dello spettacolo. E poi, ragazzi…i Litfiba degli inizi hanno fatto la storia della musica italiana…e non penso che sia solo una mia opinione.
La situazione del Viper è la fotocopia della sera prima, con ogni angolo stipato all’inverosimile. C’è da sudarsi l’anima, ma anche oggi diamo sfoggio della condizione migliore e, con meno raffreddore in corpo, me la godo di più. Mah, non vorrei peccare di immodestia, ma mi sembra che così bene non abbiamo mai suonato in questi anni e, come mi fa giustamente notare Pelù a fine concerto, sia con tutto il “baraccone” dei palazzetti al seguito, sia senza, abbiamo raggiunto una personalità unica. Per migliorare come singolo musicista, suonare tanto assieme agli altri è persino preferibile allo studiare scale, arpeggi e tecnicismi vari per ore e ore. Parola di Vicio. ;)
Dopo il concerto sale in consolle Max e la sua scorta di riempi-pista indie, mentre il resto della truppa vaga per il locale. Io mi soffermo qualche istante a scambiare due parole con Petra Magoni, raffinata cantante di estrazione jazz, che ultimamente sta mietendo successi in giro per il mondo in duo con Ferruccio Spinetti, contrabbassista degli Avion Travel. È qui, oltre che per curiosità, per via della “cuginanza” di primo grado con Silvia, nostra collaboratrice.
Esco dal Viper e il raffreddore mi ha praticamente abbandonato…l’ho sempre detto che bere birra sul palco è la miglior panacea per tutti i mali.
Vicio
Dopo la giornata romana e la fugace apparizione nella trasmissione della brava Cortellesi, riprendiamo la strada del tour.
Ci svegliamo in una Roma piovosa decisamente invernale. E carichi di bagagli più qualche strumento ci prepariamo ad avventurarci nel fantastico mondo dei trasporti italiani. Il nostro treno in ritardo, pare addirittura destinato a non arrivare, restando bloccato a Firenze. I tecnici che dovrebbero prendere l'aereo da Torino per Napoli, sono fermi e non si sa se riusciranno a decollare. Cosa è successo? Un cataclisma, un attentato lo sbarco degli ufi? No, ha semplicemente nevicato.... strano non succede mai nel nord Italia. Del resto in Europa dalla Germania fino alla penisola scandinava pare usino il teletrasporto per ovviare all'inconveniente.
L'ottima Silvia Magoni, nostra recente collaboratrice, si mette subito al lavoro e coordinando le operazioni tra la biglietteria della stazione Termini e l'aeroporto di Torino, riuscirà a rimettere in moto gli ingranaggi e a fare arrivare tutti per tempo. O quasi, perché a Napoli il percorso in taxi tra la stazione e la Fnac dove siamo attesi per un incontro con i ragazzi, meriterebbe un diario di bordo a parte. Dicevamo di Silvia "la roccia" Magoni. Una valtellinese che per tutti noi è diventata esempio di determinazione, costanza e robustezza d'animo: una ragazza che parte dalla sua terra decisa a mettere il naso nel mondo e diventa in breve campionessa di Triathlon (quella roba dove scii, nuoti o corri e vai pure in bici o forse spari con la carabina, ma forse quello è il pentathlon e poco ci manca che ti facciano fare anche il cubo di rubik con i piedi), gareggiando in tutto il mondo, fino al definitivo trasferimento negli U.S.A. Alle soglie dell'olimpiade si infortuna pesantemente, molla il mondo dello sport e decide di trasferirsi a Torino, perché a Torino c'è la juventus e lei è addirittura più bianconera del Ninja (questa mattina attimi di esilarante tensione tra lei il taxista laziale/ alemannico). Fa un colloquio per lavorare nell'organizzazione della squadra di calcio ma prima di essere definitivamente assunta viene intercettata da Casasonica e finisce sotto i portici di Piazza Vittorio. Insomma per concludere Silvia è una tipa alla quale (solo se) se domandi dove sei stata in ferie? Lei ti risponde "in Irlanda", e solo (ma sempre solo se) se indaghi più a fondo, scopri che l'Irlanda se l'è girata tutta, ma proprio tutto il giro...da sola...in bicicletta...dormendo nei boschi. Con una come lei al tuo fianco impari a relativizzare di gran lunga i problemi e le scomodità di una giornata come questa.
Arriviamo alla stazione di Napoli e un paio di ere geologiche più tardi raggiungiamo la fnac, per quello che sarà il più tranquillo e composto degli incontri di questo mese. Durante il viaggio un giovane taxista ci intratterrà con la ricetta della pizza fritta e con le avventure degli anni napoletani di Diego Armando. La prima parte del discorso ci ricorda che siamo a digiuno e che avremo poche possibilità di mangiare prima del concerto. Telefoniamo e chiediamo di farci trovare qualche pizza negli uffici dello store. Per Samuel pizza fritta, appunto.
Finito l'incontro e conosciuto e firmato e salutato e baciato e fotografato i volti dei ragazzi che ascoltano le nostre canzoni e che affollano i luoghi dei concerti, risalamo in taxi, (bagagli e strumenti al seguito) e in una delle due vetture assistiamo ad un curioso dialogo tra un anziano taxista partenofono e Vicio, che talvolta sembra intendere e comunicare nei più remoti linguaggi della galassia (in pratica boffonchia che non si capisce un cazzo).
taxista: "c'avimmoe'strubvb**eiugh ahdhhrazz?"
vicio: "bsssght bsdfgt%$£/£
taxista:" va bbuo''"
seguono silenzio e mistero.
Arriviamo alla casa della musica, che a dispetto del "club tour" si rivelerà essere una sorta di grande capannone fieristico. La cosa ci delude un po' ma del resto, già così, diverse persone non hanno potuto acquistare il biglietto che è andato presto esaurito. Non sarebbe stato possibile raddoppiare la data, come invece è successo a Bari, e quindi ci mettiamo l'animo in pace.
La pizza fritta (per me insalata di pollo perché, causa intolleranze, di glutine non se ne parla più se non in una prossima vita) vive e lotta ancora nell'apparato digerente dei miei amci/compagni e quindi decidiamo tutti di mangiare dopo lo show. Io e boosta restiamo in camerino, gli altri raggiungono l'hotel. Io mi metto le cuffie e mi sparo al computer un episodio di Jack Bauer, dove succedono cose ordinarie, tipo che i terroristi silurano l'Air Force One, abbattendo il presidente e tutto lo staff. Boosta si connette al suo privato mondo onirico. Siamo tutti piuttosto stanchi, alle giornate di tour e trasferimenti si alternano agli impegni promozionali, e le giornate a casa servono giusto per stare dietro alle varie incombenze.
E' un bel tour questo, c'è una gran bella atmosfera tra di noi, ma la stanchezza la senti proprio nelle gambe, in più quando l'adrenalina del concerto scende, avverti maggiormente la fiacchezza. E stasera è Samuel a essere di cattivo umore.
Continua a piovere, la pioggia batte rumorosamente sul soffitto plastico del tendone.
Nel pomeriggio siamo stati contattati da un gruppo studentesco che ha domandato di potere effettuare un intervento dal palco. Più di una volta ci siamo dichiarati scandalizzati dal fatto che da anni si sottraggano fondi alla scuola pubblica per finanziare i vari "diplomifici" privati e gli istituti religiosi. La recente tragedia di Rivoli non fa che aumentare questa indignazione. Sulla 133 e sulla (non) riforma Gelmini ci siamo già espressi. Ecco perché, se qualcuno se lo fosse domandato, abbiamo lasciato spazio direttamente agli studenti.
Inizia il concerto. Proveremo un cambio di scaletta spostando più avanti "Cose che non ho". Le condizioni audio non consentiranno di eseguire al meglio "Strade" che invertiremo con "Preso Blu". La prima parte del concerto gira bene. il pubblico è piacevolmente chiassoso. Ma è con il secondo set che daremo il meglio, nonostante la pioggia(?!). E si perché, sempre a dispetto del club tour, che per definizione si dovrebbe tenere al chiuso, quindi al riparo dagli agenti atmosferici, piove. E piove anche sul palco, mettendo a rischio gli strumenti e le pedaliere, che tentiamo di riparare con gli asciugamani. Nonostante ciò il concerto è carico, non possiamo offrire uno show deludente proprio a Napoli, e arriviamo in crescendo fino alla fine. Ad un certo punto saltando su una cassa giù dal palco mi ritroverò nella scomoda situazione di dovere risalire senza smettere di suonare. Appoggiandomi di schiena tenterò una discutibile manovra di equilibrismo che verrà vanificata dall'intervento di Samuel del tipo "venga signore, che c'è è caduto? la aiuto io" per il quale rideremo fino al brano successivo.
Scendiamo dal palco soddisfatti per come abbiamo suonato, ma piuttosto preoccupati per gli strumenti. La pioggia è molto calcarea e tende a incrostare i contatti elettrici. Ci dispiace per i ragazzi che avrebbero voluto firme e autografi, ma non ce la sentiamo e aiutati da Chef Ivan che passa in un microonde tutto quello che trova di commestibile, mangiamo di fianco al palco. Finale serata, dritti a letto.
Domani però ci concederemo un buon pranzo al porto di Pozzuoli.
Max
Il freddo torinese di questo lunedì mattina è tagliente. Non ho bisogno della macchina per raggiungere Piazza Vittorio. Sempre, passando davanti alla sua officina, saluto il gommista. Anche lui ha una piccola band e vedo nei suoi occhi il rammarico di non aver potuto trasformare la sua vera passione in lavoro quotidiano. A me è successo e non passa giorno senza che ringrazi per questo. Il tragitto davanti all'ex-zoo di Torino, trasformato in un bellissimo parco (con addirittura spiaggia di sabbia vera sul Po per i mesi caldi), è ora ricoperto di foglie. Col trolley non è proprio il massimo camminare in mezzo a un bosco. Passo sul ponte della Gran Madre e da circa 10 mesi a questa parte mi sale sempre la sindrome da "vecchia zia": vedo il terrapieno della diga "michelotti" in costruzione e mi chiedo "ma sono ancora li?" poi mi ricordo che lo stesso terrapieno di recente era arrivato a metà fiume prima di essere spazzato via dall'ultimo innalzamento del Po. Poi mi ricordo che questa scena stessa scena l'ho già vissuta quest'estate quando il terrapieno era arrivato a tre quarti del fiume. Sarebbe una barzelletta se non ci andassero di mezzo anche le mie tasse. "Vecchia zia" appunto.
Durante il viaggio verso Milano riusciamo addirittura a fare le prove su questo mirabolante mezzo che la Gibson ci ha gentilmente messo a disposizione per qualche giorno. Prove che non hanno a che fare con la serata ma sono finalizzate a creare una situazione di live "leggero" per le situazioni informali. Insomma non solo chitarre e basso acustico ma anche una batteria elettronica e un mini-sinth con cui ci cimenteremo - non senza un certo grado di improvvisazione - alla Fnac di Roma la prossima settimana.
Alcatraz. Non so se ne ho già parlato ma qui ho visto due concerti di quelli che non si dimenticano. Entrambi fra il 2000 e il 2001, uno è stato quello dei NIN, tour di Fragile, e l'altro dei Chemical Brothers alla prima apparizione ufficiale in Italia. Ricordo in particolare in questa occasione di essere stato letteralmente spostato all'inizio di "hey boys hey girls": avevo ingenuamente scambiato il cumulo di casse turbosound - accatastate a lato del palco e sulle quali mi ero comodamente seduto con il mio amico Cipo - per un espediente scenografico. Invece erano collegate. Tutte.
L'accoglienza milanese di entrambe le serate è oceanica e calorosa, difficile aspettarsì di più. Ora, i Subsonica hanno un rispetto altissimo delle persone davanti al palco, non si sono mai e poi mai risparmiati sia che fossero 20 o 20.000. Chi ha visto i primi concerti nel 97 lo sa perfettamente. Non è mia intenzione fare dei paragoni anche perchè stare sul palco rimane il motivo principale per cui questo gruppo esiste. Questo preambolo per dire che però, come accennavo nel precedente post "scomparso", qui a Milano - ed è un mio personalissimo punto di vista - succede sempre qualcosa di veramente speciale. L'approccio diurno "lavorativo" è frenetico, soffocante, quasi disumanizzante, in una città così non potrei mai viverci, ma l'alchimia che si sviluppa di notte con le persone che vedo da dietro la batteria (o dietro la consolle) è incredibile e unica.
Nella prima serata a onor del vero Samuel accusa qualche problema e il motivo è semplice da spiegare: la produzione di questo giro è tarata per club da circa mille persone della dimensione di un new age o un fillmore per fare degli esempi. L'Alcatraz è decisamente più grande e la pressione sonora degli strumenti sul palco questa sera non è sufficiente a coprire il ritorno pubblico/audio dalla platea. E Samuel, unico a non avere gli in-ear-monitor o le cuffie è particolarmente esposto. Nelle seconda serata arriverà un muro di Martin V8 come side-speaker per ogni lato del palco (roba che dieci anni fa era l'intero impianto con cui fare i concerti).
Grande affetto ci lega ai Bluvertigo, nel backstage troviamo Sergio e Andy. Si chiacchiera e si ricorda non senza un pizzico di nostalgia i tempi in cui facevamo i concerti insieme. Un certo effetto mi fa anche incontrare un divertito Alioscia, considerando che i Casinò sono stati ovviamente la nostra band italiana di riferimento negli anni 90.
Dopo la sera del 24 riceviamo l'invito a passare al De Sade (?). Trolley al seguito, esco dall'Alcatraz, raccolgo una quindicia di irriducibili terrestri, punto dritto al minaccioso esponente della security e al grido di "siamo i subsonica" faccio passare tutti quanti. Ambiente molto milanese ma facce quasi tutte torinesi al punto che sembra di stare in Piazza Vittorio. Si tratta infatti di un evento organizzato da un'appendice dei Linea77 che ha coinvolto oltre ai Casinò Royale anche i cari amici Bunna e Madaski. Uno o due (cento) drink poi via in albergo.
Insomma a voi tutti 2700+2700, siete stati grandi, grazie!
PS: ok me la compro una macchina fotografica decente.
PS2: mi è capitato di leggere questo post in bacheca: "ieri sera ero al concerto all'alcatraz e ho notato un episodio simpatico: in occasione del secondo rientro sul palco dei subsonica, Ninja è carambolato in terra nel tentativo di raggiungere la batteria?siete umani!!!"
Quello che manca è il fatto che la "carambola" in questione sia stata in realtà provocata da una mossa di judo di uno dei miei soci. Perché? Io non so perché. Siamo certamente umani ma qualcuno è anche un po' simpaticamente stronzo ;)
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