Le interviste del cd rom di Tribe sono state realizzate a casa di Samuel.
Il video di Nuova ossessione che nel frattempo ha subito una rilettura radicale, sarà visibile su Mtv a partire da Lunedì.
Per il concerto di Torino non è ancora deciso se suoneremo al Palastampa piccolo o grande.
Per GhostDog: tua sorella è tutta campionata.
I Peng sono una formazione composta da musicisti che hanno già collaborato con Silvestri, Gazzè, Tiromancino. Sono molto bravi, garantiamo noi.
Poche ore di sonno per tutti, ci aspettano giusto un paio di migliaia di chilometri. Chi in furgone verso Torino: Ivan, Vicio, Ninja e Gianni, (fonico di Casasonica che per l'occasione ha smazzato magliette e cappellini al merchandise) chi in aereo verso Milano e un giorno di promozione. Dall'autoradio del taxi che ci porta verso l'aeroporto di Brindisi provengono le inconfondibili voci del Sud Sound System. Nello specifico Don Rico e soci sono impegnati in un accorato inno calcistico per la squadra del Lecce. E' incredibile quanto la cultura del sound system di derivazione Jamaicana sia riuscita a coniugarsi alle tradizioni locali penetrando ben oltre i semplici gusti musicali. C'è sicuramente un terreno comune nella concezione della musica salentina legata ai culti della "taranta". Una concezione rituale ed antica che nasce dall'utilizzo della cadenza sonora al fine di indurre una sorta di stato di trance di beneficio psichico, di atto liberatorio. Non molto distante dalla concezione reggae-dub per la quale la pressione dei bassi e il rallentamento del ritmo su frequenze cardiache inducono alla suggestione mistica. Musica, fisicità del suono e attitudini dopaminiche non sono gli unici punti di contatto tra la penisola salentina e l'isola caraibica. Basta perdersi d'estate in una qualsiasi dance-hall sulle scogliere o tra gli ulivi della zona tra Torre dell'Orso ed Otranto per avvertire molte similitudini negli odori nel rapporto tra mare boschi e sonorità digitali......o.k. torniamo a noi.
Samuel, Boosta e Max scendono a Linate prendono un taxi e raggiungono l'albergo. L'appuntamento è per l'indomani a mezzogiorno nella hall con Manu della Mescal. Rimane un pomeriggio che Boosta decide di passare in fase r.e.m. e che poi tanto lui ci ha il suo bel gancio per una cena galante. Samuel e Max in barba alla stanchezza decidono per un cinema pomeridiano, però cannano completamente l'orario e si ritrovano, mani in tasca per strada, a Milano di domenica pomeriggio senza un vero perché. I due optano per una passeggiata dapprima breve ma che si prolunga in chiacchiere e in kilometri. Due ore dopo i due tra san Babila piazza Duomo, castello Sforzesco e relativo parco si sono girati mezza città ed è ora di aperitivo. Arrivano all'Atm-chiusodidomenica- ma senza perdersi d'animo proseguono ispirati da un vago istinto. Ecco finalmente apparire un'insegna luminosa che indica distintamente vitagentemusicaaperitivofelicità. Mojito, così per allontanare stanchezze e spleen domenicale e una valanga di assaggi freddi e caldi. In una mensola dell'affollatissimo locale, del cui nome i due perderanno ben presto memoria si legge una segnalazione per la sera stessa che indica la presenza in città di Claudio Coccoluto d.j. Scatta la telefonata e gli inviti per cena, già, perché all'Atlantique pare che la "Milano sul cubo" ci balli e ci ceni contemporaneamente. Scatta anche la telefonata a Paola ed Ivana amiche festaiole di vecchia data e si compone un pericolosissimo quartetto. Pericolosissimo per l'incolumità degli stessi componenti. Nell'empatia del momento e del mojito, essendo nel frattempo i due stati riconosciuti, si allarga la sfera sociale che include ora anche tre studentesse pugliesi con biglietto di prevendita alla mano. Attesi in due Samuel e Max arrivano alla serata in sette già conciati bene per le feste. Fortunatamente Coccoluto in termini di ospitalità si riconferma un vero signore. Quindi tra vocalist, abbigliamenti glamour, sofisticati trans, cubi e cubismi prendiamo posto a tavola nell'affollato privèe con l'amico d.j. Il resto è discesa senza freni a rotta di collo e sottile mal di testa per tutto il giorno successivo. Niente male per una sortita pomeridiana senza pretese.
Sveglia ed indolenzimento generale. Nella hall ad augurarsi il buongiorno sono espressioni piuttosto rattrappite. Decidiamo che la vita può esser meglio e che quindi ci concederemo un ristorante al posto del solito autogrill. Sulla strada per Brindisi, precisamente a Monopoli, la saggezza verbalmente tramandata delle popolazioni nomadi a quattro ruote, narra di un'ottima situazione casereccia. La trattoria "da Orazio". Sei o sette tavoli coordinati da un paio di affabili sessantenni che propongono poche delizie sfornate da una cuoca che per le sue sembianze ribattezziamo prontamente la mamma dei Prodigy. Cavatelli con vongole e cozze, polipo in umido, gamberi arrosto, fritti misti e per finire seguendo la tradizione locale fave-fresche. Il tutto per 10 euro a testa. Assolutamente no-global. Sosta a Brindisi per un'intervista radiofonica con relativa breve visita turistica e si parte per lu Salentu. Veniamo intercettati dalla comunicazione di alcuni problemi tecnici che ci consentiranno una sosta in hotel. Raggiungiamo il Palalive dove i tecnici in fibrillazione combattono contro una ronza terrificante persistente ormai da ore. I più pessimisti ipotizzano la sospensione del concerto, ma è un'eventualità che nessuno vuole seriamente prendere in considerazione. A costo di mettere in scena un set noise. Alla fine si trova il giusto compromesso che consente di partire con il sound-check. Pizza rapida in camerino, red bull a raffica e ci si prepara a salire. Il concerto non ha sicuramente lo smalto dei due precedenti ma scorre via liscio con un buon coinvolgimento da parte del pubblico. Da segnalare una nutrita delegazione di parenti del Boosta in visita da Barletta. Una dozzina in tutto, che invitati dal nostro generoso tastierista a non andar via senza un gadget subsonico, si presentano al banchetto del merchandise e lo riducono praticamente sul lastrico. Sono presenti anche gli amici del Babilonia di Sant'Andrea, amici oramai storici. Samuel incontra e saluta il mitico Feller (in "coi piedi sul palco" è il personaggio della presentazione-ghost track) ma ogni tentativo di portarlo nei camerini si infrange contro l'opposizione ferrea della security. Pare infatti che il buon Feller, cercando come suo solito di salire sul palco durante il concerto ed essendo stato rimbalzato, abbia dato sfogo a tutto il suo colorito dizionario di imprecazioni. Peccato... ce ne fossimo accorti lo avremmo pubblicamente invitato in scena. L'appuntamento del dopo concerto è in un locale a trenta chilometri. Ed è anche un errore di valutazione. L'ambiente è da mandibola selvaggia in occhiale a specchio. Incontriamo alcune frequentatrici del sito in trasferta (bachat) con le quali ce la contiamo amabilmente. Siamo veramente stanchi e appena Boosta finisce il suo set schizziamo in albergo. Ad un certo punto qualche locale avvicina al Ninja una boccetta di popper che il nostro timido batterista rifiuta non senza un tergiversamento rituale di cortesia che ci fa schiantare dal ridere mentre da distante osserviamo la scena. Ovviamente per tutto il viaggio di ritorno lo pseudonimo Harry Popper sarà il martello incessante dello sbeffeggiamento.
E naturalmente prima di ripartire una bella pizza per pranzo non ce la toglie nessuno. Partiamo alla volta di Bari, aggiorniamo il diario di bordo ci dimentichiamo completamente di un intervista con radio-tele Norba. ll Boosta tenterà nel corso del collegamento telefonico di rimediare accampando scuse varie eventuali e tutto sommato improponibili. Raggiungiamo il palatour che è una calotta in plastica massiccia con pavimento in cemento. In pratica suoni una nota e ne senti quattro. Preferiamo credere a chi ci assicura che con l'arrivo del pubblico si produrrà un effetto di fono-assorbenza piuttosto apprezzabile. Potremmo magari chiedere di venire al concerto muniti di coperte e pannelli in lana di vetro. Vabbè, il sound-check lo facciamo a memoria e andiamo in albergo a riprenderci. La serata di ieri ha lasciato segni piuttosto evidenti e sdraiarci prima del concerto è indispensabile per la buona riuscita della serata. Il nostro live è fatto di due ore filate con pause ridotte al minimo e parecchio movimento sul palco.
Il locale è gremito ed il pubblico barese si dimostra molto partecipe. Il concerto parte bene ed in effetti l'acustica sul palco è meno disastrosa rispetto alle previsioni. Abbiamo più che altro problemi di ossigenazione e di equilibrio visto che il palco a metà scaletta è completamente bagnato di condensa. Si scivola abbondantemente. Suoniamo bene anche se ci sono difficoltà di intonazione piuttosto evidenti in "Liberi tutti". Una buona serata che vede alla fine pubblico e band sudati sfiniti e soddisfatti. Nei camerini incontriamo e salutiamo il rapper Capa Rezza.
E' ovvio che faremmo bene ad andarcene a dormire, ma altrettanto chiaro che raggiungeremo l'after show al Jimmiz. Boosta ai piatti e tutti quanti gli altri in pista a ballare.
"System of a down" e pogo selvaggio tra i sedili del furgone mentre ci buttiamo nel free-stylee totale del traffico sulla tangenziale di Napoli. Ivan si aggrappa al clacson con una mano e tiene il gomito fuori dal finestrino in perfetta postura da stragista del volante. Passiamo col rosso e rallentiamo col verde rispettando in pieno le usanze locali. Raggiungiamo l'albergo giusto il tempo di posare i bagagli e goderci l'ottimo caffè che a Napoli è tutt'altro che un luogo comune. Ci aspetta per le 18 e 30 un appuntamento alla Feltrinelli dove incontreremo un centinaio di ragazzi per firme, foto e varie. Lungo le strade del centro ci facciamo attraversare della palpabile energia della città. Rimaniamo nel negozio per più di un'ora e terminato l'incontro decidiamo di beneficiare dello sconto per fare incetta di libri e dischi. Samuel compera New Order, Telepop music, Groove Armada Boosta fa il pieno di Mercury rev, Kraftwerk, Nine inch nails più una raccolta dei Pet shop boys (contento lui). Charlatans, Black Sabbath, un vhs live di Jimi Hendrix per altri. Max trova una collezione di Serge Gainsbourg e un vecchio David Sylvian. Segnaliamo invece un Ninja che completa la sua discografia di Elio e le storie tese con un album di inediti e Made in Japan.
Per la cena abbiamo gancio con i 99 posse in una trattoria nei vicoli dei quartieri spagnoli. Abbracciamo con piacere Marco, Mega, Massimo e altri amici. Manca Zulu che ormai vive a Milano. Siamo raggiunti anche da Valeria Dini, la fanciulla che, all'epoca ragazza di Max, ha svolto un ruolo determinante nella formulazione del nome Subsonica. Ora fa l'attrice, si è trasferita a Napoli e recita nella serie "la squadra" (rai3) vestita da poliziotta. Così giusto per un po' di cronaca.
Per l'indomani ci aspetta un convegno in qualità di relatori (però!) alla facoltà di giurisprudenza. L'iniziativa si chiama Musicman - machine mentre l'incontro prende il nome di "microchip emozionale". Si parlerà del rapporto tra uomo musica e tecnologia. Tra i relatori il docente di antropologia Massimo Cannevacci ("La Sapienza" di Roma) e Gianfranco Pecchinedda, docente di sociologia della Comunicazione (Università degli studi di Salerno). Poi Samuel Max e Boosta (eh eh eh ) e i Polina. Massimo Cannevacci è un bel matto, di quelli che a scuola fanno ascoltare Pan Sonic e Aphex Twin agli studenti. Insomma quei prof. che riescono a cambiarti radicalmente la visione delle cose se hai la fortuna di incontrarli nel tuo percorso di studi. Vengono dette un tot di cose interessanti all'interno dell'aula stipatissima, cose che i ragazzi mostrano di seguire con molta attenzione. Facciamo il nostro ingresso a conferenza già iniziata (figuradimerda) e tra gli applausi prendiamo posto dietro la lunga scrivania in mezzo a moderatori ed accademici. Samuel durante l'intervento di Lello Savonardo (autore del saggio "i suoni e le parole") senza nascondere un velo di preoccupazione si avvicina all'orecchio di Max proferendo la seguente: "ma..per esempio, tu hai qualcosa da raccontare a questa gente?". "Facciamo così tu introduci con un blah blah su Microchip emozionale, ringrazi qua e là e poi vediamo di inventarci qualcosa" sarà la poco rassicurante risposta del chitarrista. Passano cinque minuti e tocca a noi competere con questo fior fiore di relatori. Samuel introduce slalomando e strappando simpatie da ragazzo di spettacolo "....adesso vi ringrazio e dopo un vostro fragoroso applauso lascerò la parola a Max". Ci sentiamo un po' tutti nelle sue mani e nei suoi pasticciatissimi appunti tratteggiati durante l'ascolto dei precedenti relatori. E il presidente se ne parte dritto dritto con un pistolotto di un buon quarto d'ora su tecnologia, suoni disturbi e scenari metropolitani, possibilità espressive ed insidie nell'utilizzo delle nuove tecniche, per finire con una apologia dell'esperienza diretta di cui la tecnologia fornisce quasi sempre soltanto una pallida simulazione. Nei nostri occhi c'è anche dell'ammirazione, nella sua espressione invece gratitudine per gli autori di una serie di saggi letti di recente tagliati cuciti e remixati ad hoc. Scatta l'occhiolino e tra gli applausi si parte con le domande-risposte che impegneranno ancora l'aula per l'ora successiva. Alla fine restiamo in zona per la firma degli autografi e per alcune interviste con varie pubblicazioni universitarie.
Pranziamo con i cervelloni presenti al convegno e con i simpatici Polina (apriranno il concerto questa sera) chiacchierando amabilmente. Veniamo raggiunti anche da Maurizio Martusciello, musicista e compositore di musica contemporanea che collabora con il programma Mediamente. Manco a dirlo Max lo conosce e ci parla per un tot. Baci, abbracci pacche sulle spalle a profusione si parte per il sound-check.
Il Palapartenope è una tensostruttura con una capienza di circa 7000 posti. Ovviamente le condizioni acustiche lasciano alquanto a desiderare. I nostri tecnici affrontano seriamente la questione dalle nove del mattino lavorano per trovare la migliore collocazione possibile alle casse dell'impianto. Riusciranno a fare dei discreti miracoli sospendendo alcuni subwoofer e posizionando casse con linea di ritardo su di un trabattello sopra il mixer.
Albergo, cena e furgone destinazione palco. Lungo il tragitto lasciamo scorrere una Napoli notturna sulle note di Orpheus di David Sylvian. Serve a rilassare l'attesa per una data importante. A Napoli la musica è di casa, il posto è enorme ma i concerti negli ultimi anni qui sono decisamente in calo. Dietro i vetri oscurati contiamo con grande soddisfazione il numero (sono ben tre) dei camioncini ambulanti con hot - dog, pizza, salsiccia, etc. Li documentiamo.
Uno in particolare ci incuriosisce "hot dog e panini .....da Barry White". Dobbiamo ancora farci l'abitudine a considerare i nostri concerti proprio come "quelli veri", quelli che andavamo a vedere da ragazzetti, quando la musica albergava nei nostri più irrealizzabili sogni. E adesso fa effetto guardare i ragazzi a coppie o in gruppo parlare tra loro camminando verso l'ingresso e sapere che sono lì per la tua, di musica. Scendiamo dal furgone e troviamo una grande eccitazione ad accoglierci. Pare infatti ci siano quattromila persone.
Nei camerini vengono a trovarci i 99 posse. Con Mega per scherzo si ipotizza un intervento sul palco e un luccichio nei suoi occhi indica inequivocabilmente che tenteremo un "senza rete". Con la chitarra proviamo a capire come e dove ma decidiamo che sì.
Buio e boato da far venire i brividi. Parte la base di Eva-eva. A dispetto dell'acustica il concerto é compattissimo e il pubblico spettacolare. Sulle note della cover di Bill Withers rimasticata in chiave dub-noise arriva la sorpresa Meg che contrappunta su Samuel per poi partire con una versione riadattata di "una donna". Il concerto arriva dritto alla fine senza nessun calo. E siamo davvero soddisfatti.
Ci rivestiamo per raggiungere un locale di nome Velvet dove un Boosta un po' provato girerà vinili insieme a Frank Carpentieri fino a tarda ora.
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