Cari terrestri rieccoci a prepararci per un nuovo giro intorno al sole. Il 2018 ci ha portato “8” e non era scontato perché, diciamocelo, più di 20 anni di vita con la stessa formazione sono rari nella musica. Ogni album è l’esatta fotografia di un preciso momento collettivo, di slanci e contro bilanciamenti, di flusso generativo, amicizia e tensioni frenanti. Nel pensare a queste cose torna in mente “Creep” dei Radiohead: brano di Thom Yorke che al Jonny Greenwood chitarrista proprio non andava giù. E al momento di registrare la sua parte, quasi non riuscendo a trattenere uno slancio distruttivo, produsse quel disturbante suono di “mitraglia”che finì per donare al brano uno degli interventi sonori più celebri della musica rock.
I confronti creano scenari inaspettati. In ogni caso rappresentano la “vita” che un album deve saper catturare.
E, alla fine, eccoci di nuovo qui sul palco.Insieme a voi.
Per arrivare più compatti all’appuntamento di febbraio -quando i Palazzetti saranno pieni delle vostre braccia, voci, risate e lacrime che ogni concerto che si rispetti deve essere in grado di produrre- ci siamo preriscaldati in giro per l’Europa. Abbiamo suonato in 9 città per due intense settimane. Viaggiando leggeri, senza le scenografie stupefacenti che vedrete a febbraio (e vedrete che roba!), con la percezione che l’Europa sia alla fine, un bellissima casa. Che aspetta solo di essere abitata da noi, in fondo, europei. Europei come i ragazzi che stavano sotto quei palchi, dopo avere scelto nella vita di attraversare confini che nessuno di noi vorrebbe rivedere di nuovo.
Ed è questo l’augurio che vi rivolgo per questo 2019. Che per voi i confini non siano altro che un perimetro in grado di differenziarvi dal resto del mondo. E chiudendo con una frase degna di una concorrente di Miss Italia da fondo classifica: che la musica vi aiuti sempre a spostarli più in là, quei confini. Se poi sarà la nostra, meglio ancora.
Vi abbraccio impartendovi la benedizione del groove con una bacchetta di Ninja, nel sacro mistero del doppio microfono e della molla eterna, nei secoli fedeli alle basse frequenze, Amen.
Il vostro Max presidente che sempre vi porta nel cuore.

Cari terrestri, in questi anni, come sapete, abbiamo fatto altro.
Pianeti molto diversi, talvolta molto distanti.
Poi siamo tornati a casa.
Un rientro in atmosfera, per quanto atteso, può provocare anche attrito e fiamme. Non ce le siamo fatte mancare. Del resto ognuno di noi aveva maturato una propria idea di che forma dare all’ottavo capitolo. Ci sono stati tanti momenti esaltanti e anche momenti scuri, e tutte queste cose sono finite in un album denso di vita, la nostra. Che speriamo da oggi diventi vostra.
Perché da oggi “8” smette di essere un album di cinque musicisti. Perché la musica appartiene di più a chi la vive, a chi la ascolta, a chi ne ha bisogno. A chi assiste, talvolta inerme, alla collisone tra una canzone e un proprio episodio di vita. Torneremo ad essere comproprietari al 50% delle canzoni di “8” durante i concerti, quando faremo vivere le sue canzoni insieme a voi. In quella esperienza di condivisione collettiva, che tanto ci è mancata in questi anni.
“8” incomincia, quasi provocatoriamente, da quegli anni 90 dove tutto ha avuto inizio.
Scommettendo sulla loro attualità.
Per poi proiettarsi traccia dopo traccia, progressivamente verso il futuro.
Con parole che guardano il presente di questi “anni senza titolo” dritto negli occhi.
L’album è stato scritto e registrato a Torino (gennaio/giugno 2018), nel borgo Vanchiglia, tra le pareti di quello Studio Andromeda che ha sostituito la storica Casa Sonica.
E’ stato prodotto dalla band, sotto la supervisione di Max, che ne ha anche curato la registrazione.
Il mixaggio, realizzato a Londra, è stato affidato a Marta Salogni: giovanissima engineer e producer italiana, trasferita in Inghilterra da 10 anni.
Marta ha recentemente firmato il mix dell’ultimo album di Björk.
Per l’unico featuring (“L’incubo”) è stato coinvolto il rapper torinese Willie Peyote, volto nuovo della scena cittadina già amatissimo in tutta Italia. E da noi molto stimato.
L’artwork è stato affidato a Marino Capitanio graphic designer, poco più che trentenne, attualmente attivo ad Amsterdam, incaricato di dare all’immagine dell’album quel tocco di italianità contemporanea, capace di stare nel mondo.
Se siete diventati più che curiosi, ecco una descrizione dell’album traccia per traccia
27/05/2016 - MILANO @ Wired Next Fest EVENTO SPECIALE
25/06/2016 - NAPOLI @ Ippodromo di Agnano
26/06/2016 - TARANTO @ RaffoFest
07/07/2016 - ALBIZZATE (VA) @ Albizzate Valley Festival
08/07/2016 - VILLAFRANCA (VR) @ Castello Scaligero
15/07/2016 - PADOVA @ Sherwood Festival
21/07/2016 - MONTEPRANDONE (AP) @ Cosepop Festival
22/07/2016 - SARZANA @ Sarzana Sound
29/07/2016 - MONTALTO DI CASTRO (VT) @ Vulci Music Festival
30/07/2016 - MARINA DI CASTAGNETO (LI) @ Bolgheri Melody Festival
01/08/2016 - LIGNANO (UD) @ Arena Alpe Adria
16/09/2016 - MONCALIERI (TO) @ Ritmika Festival

I subsonica non suoneranno a Taranto per causa mia.
Un paio di giorni fa mi sono rotto un polso in un modo piuttosto improbabile (vi prego non chiedetemi come..)
Nonostante l'intenzione di negare a me stesso l'evento non facendomi ingessare, le condizioni attuali non mi permettono di suonare e per accelerare la guarigione subirò un piccolo intervento con la prospettiva di riprendere tranquillamente l'attività tra circa due settimane.
Mi dispiace, e dispiace a tutti noi.
Sono convinto e sappiamo già (perché è da qualche anno che immancabilmente funziona così ...) che sarà una festa bellissima e domenica godrete di un concerto stupendo, una festa grande in un luogo davvero speciale.
Divertitevi, alzate la testa, riflettete, ascoltate, state gomito a gomito con gli estranei, brindate, sorridete.
Passate un buon primo maggio.
Boosta
Ci si vede sempre con i piedi sul palco.

Può capitare, nel vorticoso mondo delle relazioni web, di trovarsi costretti ad un giro in contromano. Il tweet sfuggito male, il commento a caldo, le frasi in grado di scatenare su internet lapidazioni digitali che se pronunciate di fronte ad una platea in carne ed ossa non sarebbero mai fraintese.
Un giro in contromano è capitato di recente anche a noi. Può essere un'esperienza piuttosto sgradevole ma, come tutte le vere esperienze, aiuta ad osservare con attenzione le cose.
A noi è andata così.
Un nostro post, entusiasta e divertito, invitava il pubblico del facebook subsonico a condividere la sorpresa contenuta nei primi minuti dell'ultimo attesissimo film di Tarantino: quattro note musicali simili all'attacco di “Tutti i miei sbagli".
Non una citazione, non un plagio ma una "felice coincidenza", come il post letteralmente chiosava.
e comunque le prime quattro note orchestrali della colonna sonora (meravigliosa) di Hateful Eight di...
Pubblicato da Subsonica su Lunedì 8 febbraio 2016
Il tutto abbinato in contemporanea ad un altro post sulla pagina personale:
«Ma le prime 4 note della (bellissima) colonna sonora di "Hateful Eight", che sono le prime 4 note orchestrali di Tutti i miei sbagli? Troppo ridere.
PS Morricone non ha nessun bisogno di citare chicchesia, tantomeno i Subsonica, sia detto per scongiurare qualsivoglia equivoco. Semplicemente, succede».
Messaggi dal consueto tono informale, difficilmente equivocabili, che non sono mai stati rimossi o modificati.
Il caso.
Nella prateria della comunicazione 2.0 esistono leggi, ma per qualcuno è più comodo ignorarle. Non trovi molti sceriffi in giro che si prendano la briga di farle rispettare. E i giornalisti sono spesso accomunati dall'abitudine, ormai consolidata, di fiutare le notizie sullo schermo del computer e dalla passione per i grandi terreni di caccia: i social network.
Può capitare, dopo aver aggiornato i profili "social" della band, che il tuo post incominci ad odorare di "preda". In quel caso, il primo incontro che rischi di fare è quello con "il raddrizzatore". Un pistolero ossessionato dal mantra: «questa notizia è troppo bella per rovinarla con la verità».
A noi è andata particolarmente male, perché il nostro “raddrizzatore” non solo ha falciato via il "#felicicoincidenze" (macchia di verità superflua che adombrava una più esaltante allusione al plagio). Ha deciso di aggiungere del suo. Doveva avere letto qualcosa riguardo ad alcuni brani della colonna sonora scritti in precedenza per Carpenter nell'82. Ma anziché perdere tempo e indagare più a fondo, ha immediatamente premuto il grilletto dello scoop: «Subsonica: plagio di Morricone? Ma la colonna sonora di Tarantino è del 1982»
Ci è bastata una semplice verifica sulla pagina wiki in lingua inglese di “Hateful Eight (soundtrack)" per capire che un gigantesco equivoco a forma di roccia si stava staccando dalla montagna: il brano, che pur non conteneva nessuna lontana forma di plagio, non risultava affatto tra quelli datati 1982.
Ma ormai era tardi.
Quando tutto parte i primi ad arrivare, in forma di sciame, sono sempre gli haters. Puntano le frecce avvelenate dritte sulle bacheche e scoccano insulti violenti. Provocano e cercano una reazione. In loro prevale l'istinto sadico, lo scopo è quello di vederti vacillare, chiedere scusa. In pratica osservarti soffrire. Non sono pericolosi. Lo scalpo che cercano è una correzione del post, il trofeo più ambito è la rimozione della pagina. Se li lasci scornare per un po' con l'esercito regolare dei tuoi followers, se non hai nulla da nascondere e non mostri segni di cedevolezza, se ne vanno con la stessa rapidità prima del tramonto.
Poi però, a quanto pare, arrivano le carovane di uno più tosto: "l'infido" Quello che per un pugno di click è disposto a virgolettare parole mai pensate, mai dette e soprattutto mai scritte (!). E qui incominci a comprendere la natura selvaggia e sregolata del luogo in cui ti trovi. Il suo Capolavoro di mistificazione è: «Subsonica su Facebook: "Ennio Morricone ha copiato da noi per la colonna sonora di The Hateful Eight»
Il nostro "infido" ha già costruito un "ring", inesistente nella realtà, ma fondamentale per lo spettacolo. Ed è purtroppo anche riuscito a scomodare il presunto avversario.
A Ennio Morricone viene recapitata la notizia (fasulla, è bene ricordarlo sempre), che una non meglio precisata band italiana lo starebbe accusando di plagio. Il momento, oltretutto, è piuttosto delicato: il Maestro è in lizza per l'Oscar. Di qui la sua comprensibile reazione:
«ANSA: Morricone querela i Subsonica per accusa di plagio».
A quel punto incominci a benedire la fermezza del non avere mai eliminato i post originali dalla pagina (se non avete nulla di cui vergognarvi, non fatelo mai). Che vengono immediatamente sottoposti agli avvocati. E che con effetto immediato chiudono il capitolo querela, declassando tutta la vicenda a «una tale sciocchezza!».
Però nel frattempo la notizia è in circolo e già si sente rumore di caps lock. Sta per fare il suo ingresso "il cattivo". Le cose non si fermeranno così facilmente nella prateria.
«FIGURA DI MERDA SUBSONICA ‐ ACCUSANO IL GRANDE MORRICONE DI AVER COPIATO QUATTRO NOTE DELLE LORO CANZONETTE. PECCATO CHE LUI IL PEZZO LO HA SCRITTO NEL 1982! 'MO GLI FA CAUSA E HA PERFETTAMENTE RAGIONE»![]()
Et voilà: tre notizie false in tre righe. Nel mondo reale basterebbe evidenziarlo per strappare a tutti una sonora risata. Ma qui siamo nel grande west, e la tua carrozza viaggia in contromano, non ricordi? E fuori, nel frattempo, si è già scatenato l'inferno. La vicenda attira proprio tutti. Nel saloon ci prepariamo ad incontrare altre figure. Come "l’enigmista" che trasforma senza scrupoli il nostro hashtag (non tweet) #felicicoincidenze in un più ambiguo e allusivo #felicicoincidenze?
Partono le notizie sui quotidiani, quelli di carta, che però riportano i rumors del web. Siamo al paradosso, il tam-tam impazzisce. Arrivano i carri dei ritardatari attirati dal profumo di facili click. Moltiplicano i titoli inesatti e le dichiarazioni inventate.
Verrebbe voglia di controbattere colpo su colpo, ma sarebbe una pessima idea.
Inoltre ti guardi allo specchio e non hai proprio l'aspetto di un salmone desideroso di risalire quella corrente in questo momento.
Hai solo voglia di uscire dalla distorsione collettiva.
E per
rincuorarti, per ritrovare confidenza con le cose reali, incominci ad
analizzare alcuni aspetti. I giornalisti veri si sono tenuti alla
larga da tutto questo.
I più
importanti portali dei nativi digitali, quelli che avrebbero dovuto
più legittimamente commentare una notizia del genere, non lo hanno
fatto. Perché quella notizia non c'era.
Le più
popolari pagine satiriche del Web si sono rifiutate di entrare, come
avrebbero facilmente potuto, nella bagarre.
Da alcuni
di loro riceviamo significativi messaggi di solidarietà. Quelli che
intervengono lo fanno con molto equilibrio. Tutti capiscono cosa sta
succedendo.
E alla
fine appare evidente che la prateria 2.0 sia divisa tra due mentalità
generazionali.
La prima è
quella che ricostruisce nel web la struttura dell'informazione
tradizionale, tende a prediligere le quantità, le necessarie
relazioni di potere e presenta affinità con la cultura televisiva.
Nelle sue peggiori espressioni dimostra di avere più interesse al
controllo della manopola del volume che non al racconto della verità.
Il volume è la verità.
La
seconda, che appare più sensibile alla qualità, alla cura, al
dettaglio, tenta di ritagliare un proprio spazio di credibilità
affermando queste caratteristiche. Dimostrando di non trascurare con
troppa leggerezza l'etica.
Dopo una
vicenda del genere fa bene pensare che quello potrebbe essere il
futuro del web nei prossimi anni.
Dopo una vicenda così torni a casa intuendo che lo sguardo della portinaia domanda silenziosamente se stia per arrivare l'avvocato di Morricone a pignorarti i mobili. E incominci a fare l'unica cosa che ha senso fare.
La racconti.
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