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vicio 12/07/06 02:00

Il diamante folle si ..

Il diamante folle si è sgretolato definitivamente, questa volta nel vuoto minerale della morte non solo cerebrale, ma anche fisica.
Anche Syd Barrett ci abbandona-a causa di problemi di salute ancora da definire-,a pochi giorni di distanza dal nostro caro amico Peppo, con il quale si può dire abbia condiviso parte del classico "genio & sregolatezza".
Roger "Syd" Barrett, per chi non lo sapesse, fu colui che assieme a Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason fondò il nucleo storico dei Pink Floyd, quelli che si può dire con il disco d'esordio The Piper At The Gates Of Dawn (1967) diedero fuoco alle polveri del movimento psichedelico inglese, fatto di musiche astrali, racconti di gnomi e folletti e viaggi a forti dosi di LSD.
Syd ne è l'anima illuminata, il compositore, il chitarrista e anche il "bello e dannato" della band. Fino a qui nulla di strano.
Il fatto è che i Pink Floyd iniziano a prendere il volo, il pubblico aumenta, così come anche le pressioni della discografia (...) e la band si trova dinanzi alla svolta storica di inglobarsi nella struttura fatta di singoli, album, apparizioni televisive,ecc.
Barrett non ci sta. La sua pazza e fragile genialità non si piega ai voleri della Macchina, reagendo con sfrenati consumi di acido lisergico e conseguenti forti crisi di personalità, tanto violente da farlo arrivare sul palco il più delle volte in stati catatonici: inutilizzabile. La band arriva a sostituirlo con il suo migliore amico David Gilmour e di qui le strade si fanno tetramente opposte.
I Pink Floyd perdono la dolce follia primigenia a favore di un suono sempre visonario ma molto più addomesticato (e ciò significherà fantastilioni di dischi venduti - devo spiegarlo??).
Nel 1968,invece,Syd si dà alla macchia. Si fa ancora vedere dai suoi vecchi compagni per proporre loro qualche sua canzone (e Waters e Gilmour gli danno una mano per il suo disco The Madcap Laughs), ma poi decide di rifugiarsi in casa della madre, preda del suo stato simil-neuro vegetativo, e di là non ne esce più. Qui nasce il suo mito: qualcuno dice che è ridotto a vivere come una pianta, qualcuno lo fotografa grasso e pelato (lui che era il bello della band), qualcuno dice addirittura che è morto.
I Pink Floyd gli dedicano nel 1975 l'album Wish You Were Here e in particolare la canzone Shine On You Crazy Diamond. Loro stessi raccontano che durante le sedute di registrazione del disco, lui sia apparso in studio come un fantasma e nessuno l'abbia riconosciuto.
Da allora la sua figura rimane mitologica, a fianco di coloro il cui genio ha superato la voglia di vivere - Morrison, Hendrix, Pastorius, Cobain, Joplin e chissà quanti altri.
Sid Vicious dei Sex Pistols arrivò persino a chiamarsi così in suo onore, e a copiare la sua chioma sparata verso il cielo.
Però, fino ad oggi, rimaneva quella flebile speranza di saperlo vivo nel suo rifugio, ad osservare silenziosamente il mondo attuale, senza più volerne essere parte, spettatore della lenta obsolescenza della sua stessa creatura musicale.
Non è più così.
La fragilità purtroppo non ha spazio nell'incedere meccanico di questi giorni.


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