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Max 28/04/02 16:47

Music and politics

Innanzi tutto speriamo che comprendiate i motivi per i quali siamo un po' indietro con aggiornamenti e risposte. Basti sapere che sto digitando da tavola durante una chiassosa cena. Ci tenevo comunque a seguire il dibattito in corso sul disagio provocato secondo qualcuno, da argomenti cosiddetti politici all'interno di un evento-spettacolo. Spettacolo che per alcuni che fanno notare di aver fatto kilometri speso soldi per il biglietto dovrebbe seguire i comuni canoni del just for fun. Come una scapoli ammogliati al campeggio, come una serata danzante ritmo di merengue, come un giro sulle montagne russe o come un varietà televisivo in prima serata. Divertimentificio a gettone. Pago-canto&pogo. E invece qualcuno pensa bene di scassarci la minchia con qualcosa di più complesso. Come la realtà. Che pacco! Eppure con tutta una serie di cantanti e cantantini a disposizione seri, professionalissimi che non sbagliano testi nè accordi, che si limitano a mettere in scena i propri sentimenti senza complicare la vita a nessuno ci si accanisce nel seguire questi cinque facinorosi vetero sclerotizzati che posano a sinistra solo perchè è di moda.
Una precisazione. Fa ben poco figo essere di sinistra da un tot di anni a questa parte. Anzi diciamo pure che siamo nel bel mezzo di una caccia alle streghe. Insegnanti colpevoli di usare toni critici nei confronti del governo che vengono inscritti in liste consegnate alle sedi di forza italia (non è la Cambogia degli anni 70 ma l'Emilia di quest'anno), giornalisti che facendo il loro mestiere criticando esponenti di qualche corrente politica rischiano il licenziamento dalla tv pubblica (e Enzo Biagi non è propriamente un Black block), magistrati che tentano di applicare la legge e vengono accusati di stalinismo. Gruppi musicali che sottolineando semplicemente la differenza tra la libertà di mercato e la libertà vengono tacciati di sloganismo. No, decisamente la sinistra non fa "in" proprio per un cazzo. Ce lo si può raccontare alla nausea nelle riunioni giovanili presso le sedi di determinati partiti (spesso in assenza di altri argomenti) ma si mente, tentando di semplificare un fenomeno che ha ben altre spiegazioni.
Ci si vorrebbe far credere che quattro battute musicali all'interno dell'ultimo brano sulle quali generalmente (anche se ci sono variazioni da concerto a concerto) si parla di quanto sopra (a proposito dell'equivoco sulla libertà) dopo ben due ore di concerto e a un solo minuto dalla fine dello stesso (tipo che basta uscire prima evitando anche l'intesamento e il traffico) rappresentino un'insostenibile, deriva demagogica intrisa di fazioso indottrinamento. Tale da far pesare i km di strada ed i soldi del biglietto. Fra l'altro molti meno di quanto solitamente chiesti dagli artisti del divertimentificio. E non certo per caso.
Tutto questo ci porta a ricordare quanto succedeva nelle molte sale cinematografiche di una certa distribuzione ad un mese dalle elezioni dal 2001. Venti-minuti-venti di spot elettorali con mezzi busti irripetibili di incravattati modello massoneria e lampade ad ultravioletti. Tu andavi a vederti il tuo regista preferito, pagavi, ti sedevi e quelli attaccavano a raccontarti di come la tua città sarebbe stata più sicura devitalizzata dalla feccia dei centri sociali. Più o meno i luoghi dove Samuel e Boosta hano avuto la possibilità di fare i primi concerti. Di come gli scandalosi Murazzi - ovvero il luogo in cui ci siamo conosciuti e frequentati fino a far nascere i Subsonica - dovessero essere rasi al suolo per lasciare posto ad un fantomatico museo del Toro e della Juventus che avrebbe attratto turisti a frotte (sì- ciao) e procurato reddito alle casse del comune-azienda. Ci raccontavano in pratica di come sarebbe stato bello trasformare Torino in una parodia di qualche ricca provincia nord-estina chiusa di notte con tutti a casa a guardare la tv come la gente per bene. Più o meno.
Ecco perchè ci siamo successivamente ritrovati a riempire una piazza coinvolgendo tutti i gruppi musicali della città e quasi quindicimila persone. Per difenderci. Altro che posa. I subsonica sono cinque uomini che vivono immersi in una realtà ben precisa ed i con certi non avrebbero la stessa energia, le canzoni non avrebbero le stesse parole e io non starei saltando la cena appassionato per questo dibattito. In pratica sarebbero completamente diversi se così non fosse. Non siamo un gruppo politico-sloganistico ma non viviamo neanche nell'eterea galassia degli artistoidi di successo e questo ci porta ad essere irrequieti nei confronti di determinati argomenti. Come l'ipocrisia della guerra e come alcune pesanti forme di repressione. Cose che in fondo riguardano tutti. Un'ultima riflessione. Forse qualcuno è convinto che la mente di una persona che viene ad assistere ad un concerto sia così irrimediabilmente plagiabile. Che qualcuno possa davvero entrare in un palazzetto e sulla scia di una brevissima riflessione sul tappeto di archi elettronici uscirne con delle opinioni radicalmente stravolte. Non abbiamo l'abitudine di sottovalutare così i ragazzi. Non fatelo neanche voi. Chiudo qui ricordandovi che almeno in questo spazio nessuno censurerà mai i vostri messaggi. Quindi, avanti.




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