Se sia giusto o opportuno in un sito musicale dibattere di determinati argomenti che alcuni possono giudicare fastidiosamente indottrinanti o semplicemente noiosi francamente non lo so.
Quello che mi sento di poter affermare è che in giorni come questi (tristi e preoccupanti per ciò che mi riguarda)il luogo in cui praticamente tutti i giorni digitando sulle nostre tastiere ci incontriamo acquista più senso. Ho appena salutato gli altri di ritorno dalla manifestazione e ho sentito una sorta di urgenza a connettermi per sentire novità ed impressioni. Forse anche per raccontare le mie a titolo personale visto che in questo momento sono qui da solo.
Una cosa che ho osservato nella giornata di oggi è come il fattore calamitante nei discorsi sulle giornate di Genova sia diventato il che cosa avrei fatto nei panni del giovane carabiniere. Questa cosa un po' mi inquieta ed altrettanto mi fa pensare. Mi fa pensare a come sottilmente e molto abilmente il fulcro della comunicazione sia stato lievemente traslato dalla questione sulla brutalità degli interventi di polizia ai danni oltre che di manifestanti in grado di difendersi e volonterosi di reagire, anche di inermi cittadini, alla più astrattamente opinionistica - per certi versi inoffensiva questione- "io cosa avrei fatto?" con un prinicipio retorico di suggerimento in allegato.
Non che la morte di Carlo Giuliani sia un fattore secondario ma cerchiamo di non dimenticare che tutte ma proprio trasversalmente tutte le testimonianze che arrivano da chi ha vissuto quelle 48 ore raccontano la stessa cosa. Che non sempre è ciò che viene riportato dalle prime pagine o dai telegiornali (ormai sembrano quasi tutti il remix dello stesso brano). La polizia ha il più delle volte premeditatamente e gratuitamente massacrato di botte praticamente chiunque. L'elevato numero di fratture alle braccia già da solo parla su quanti manifestanti con le mani sollevate in atteggiamento non violento siano stati colpiti. Questa non è un'opinione, è un resoconto irrefrenabile che le testimonianze dirette (200.000 persone hai voglia a farle stare zitte) ma soprattutto la rete, ramifica.E' una cosa gravissima per un paese che non sia sotto dittatura. Quello che più mi atterrisce è il sospetto della premeditazione. Quello che più mi rende rabbioso è la certezza che qualcuno si sia complimentato con qualcun'altro per il buon esito di tutto quanto. Perchè non c'è dubbio che per alcuni, l'aver screditato in un colpo solo il movimento di protesta (facendolo apparire vandalico) e di sponda anche l'opposizione politica, aver intimorito innanzi tutto molti cittadini che chiederanno d'ora in poi misure più severe e più controllo di polizia, avere dissuaso col terrore molti manifestanti a manifestare per il futuro e aver definitivamente allontanato il tutto dalle questioni politiche ed economiche che incominciavano ad incuriosire largamente l'opinione pubblica sia una larga vittoria. Mi fermo qui e se per qualcuno tutto ciò appare come fanta-politica vi consiglio semplicemente due libri. Niente paura e soprattutto niente indottrinamento, difatti si tratta di due romanzi-documento di James Ellroy, uno scrittore che ha pure dichiarato il proprio voto a Bush(sic) nelle ultime elezioni statunitensi. "American Tabloid" e "Sei pezzi da mille" che per certi versi è la continuazione del primo. Sono oltre che appassionanti anche infinitamente utili per comprendere diversi meccanismi che influenzano profondamente la nostra vita, le nostre opinioni e talvolta i nostri destini.
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