Dormiamo in un hotel che è logico definire “una cattedrale nel deserto” (non faccio nomi, per correttezza): si dorme divinamente, nulla da eccepire, ma questi non luoghi mi lasciano un vuoto interiore profondo, a volte anche una sorta di agorafobia fastidiosa. E mi chiedo, come dice l’amica Luciana Littizzetto: costruttoooori di alberghi? Ma usare meno spazi e più funzionalità no, eh?
Meno male che fuori è estate tre mesi prima del dovuto e l’atmosfera all’interno del clan subsonico è vacanziera – ciò che ci va per un viaggio verso il mare. Final Destination: Bari.
Per arrivare alla quale destinazione, si attraversa una tortuosa terra che si chiama Irpinia…per quelli verso i 40 come il sottoscritto, è un nome tristemente noto per un terremoto che la devastò nel 1980, per il resto poco e niente. Però. Però…però è l’unico posto in Italia (almeno che io conosca) che, in un certo punto dell’autostrada, ti regala un’area di sevizio con un ristorante tout court, con tanto di camerieri e menu di tutto rispetto – altro che self service e autogrill!
Si si, sembra proprio un lieto scorcio di famiglia in vacanza…che poi quello siamo, no? All’interno dell’elegante furgone che ci accompagna durante questa tournèe, non c’è televisione o playstation a farci scannare, ma solo discorsi alquanto variegati: sul 80% di essi sarebbe meglio mettere sopra una X, molti altri rivelano un lato sempre più comunicativo della band. Cioè: ci riusciamo a dire delle cose senza scatenare parapiglia o chiusure emotive istantanee, fatto che fino a qualche anno fa era piuttosto all’Ordine Del Giorno. I cinque galli nel pollaio sono maturati – fossimo galline faremmo “buon brodo”.
Ok, ok , sto degenerando.
Voglio tornare a volo d’uccello sulla Napoli-Canosa e zoomare l’attenzione sulle pale eoliche che si incontrano in due o tre momenti: il cielo blu -che più blu non si può- le incornicia in un panorama che sembra uscito da uno scatto di Storm Thorgerson (l’ideatore delle copertine dei Pink Floyd). Qualcuno detesta il loro impatto visivo sull’ambiente, su di me esercitano un fascino particolare, straniante – meglio quello che l’odiato nucleare. NO?
Sbuchiamo sul Tavoliere delle Puglie e Bari è lì ad aspettarci. È un’assoluta “prima volta” per noi: normalmente, il concerto lo si teneva all’interno del palazzetto di Andria, mentre da poco è stato ristrutturato il Palaflorio, struttura inattiva per anni e rimessa in pista dall’estate 2010.
La capienza è di 5000 persone e stasera si parla di tutto esaurito – staremo a vedere.
Oggi i tempi sono larghi, rilassanti, e c’è il tempo di gustarsi un po’ di caldo sole, bersi qualcosa e immergersi nel giusto groove…l’esibizione sul palco è la sommatoria finale di una serie di emozioni vissute anche durante la giornata, per cui trovare il giusto stato mentale è très importante.
Oggi ci facciamo grandi risate su un argomento in particolare: su una rivista musicale ho trovato una band death/core italiana che come nome ha la bestemmia peggiore che si possa pronunciare (sì, proprio quella)…io e Max, curiosi come al solito, ci andiamo subito ad ascoltare il loro Myspace e –ta ta ta tan!- il loro pezzo di punta porta lo stesso nome del gruppo e lo ripete come un anthem blasfemo più e più volte durante il ritornello. Adesso: di starci dentro, per questi tipi, non se ne parla neanche…ma, amici…..così è DAVVERO troppo!! ;) se avete capito, cercate sul web e mi direte qualcosa.
Dopo la parentesi dedicata alla religione, qualcuno si dedica a massaggi tonificanti, qualcuno alla cena e si fa l’ora della preparazione, cioè pantaloni, camicia e cravatta. Su questo argomento, in questi giorni, si è scatenato un altro lieto siparietto: il nodo della cravatta, quello che l’Uomo Che Non Deve Chiedere Mai DEVE saper fare.
Ecco…ad inizio tour solo Max e Boosta erano pratici della questione –Samu e io abbiamo imparato abbastanza velocemente, mentre Ninja ha un vero e proprio blocco.
Mr. Enrico Matta è una delle persone più intelligenti che conosca, senza ombre di dubbio, ma questo gesto lo manda in palla e riesce a fare degli obbrobri mai visti ;) la sua promessa è quella di studiarsi un metodo su YouTube e lasciarci di m…tutti quanti. Non ho dubbi, Ninjino.
La nostra esibizione ormai galoppa che è un piacere. Il Palaflorio è –come previsto- tutto esaurito e 5000 persone infiammano la platea. Che figata: sento le urla della gente persino attraverso gli in-ear monitor (le mie cuffie, per dirla in italiano) e la potenza sprizza da ogni dove.
Decidiamo di eseguire una piccola “variatio” sulla scaletta e sostituiamo Il Centro Della Fiamma con Disco Labirinto…inutile dire che la bomba esplode senza alcun intoppo!
L’evento più divertente della serata arriva alla discesa dal palco: in camerino veniamo accolti da una vera e propria folla che di cognome fa Di Leo – i parenti di Boosta! Davide, che di famiglia è originario di Margherita di Savoia, ogni volta che viene da queste parti riesce a battere ogni record di accrediti e stasera zii, zie, cugini e cugine fanno davvero numero. Allegria, foto, risate e si presto ora di raggiungere l’amico Morfeo.
Vicio
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