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SUBSONICA 01/04/08

Concerto a Torino - 7500 persone

Concerto a Torino - 7500 persone

Martedì 1 aprile: concerto al Palamazda di Torino. Ma è anche il giorno del famigerato “pesce d’Aprile”…una telefonata di un’amica nella mattinata che mi chiede se è vero che abbiamo spostato la data al 2 aprile, mi fa quasi credere di essere io stesso vittima di qualche presa per il fondoschiena..no, no, la persona in questione chissà che giornale ha letto e quindi oggi tutto è regolare.

Per tutti gli anni passati ho sempre vissuto la “sindrome del concerto a casa”, cioè l’ansia dell’esibirsi dove saranno presenti TUTTI: i famigliari, gli amici, i criticoni che poi ti ritrovi regolarmente in mezzo alle palle ogni sera che esci e che,al primo errore,ti guarderanno con il loro sorrisetto di sufficienza per il prossimo anno a venire. Stavolta decido invece di mandare a stendere la suddetta ansia e di godermi la giornata alla grande: sintomo di maturità/vecchiaia…chissà, ma meglio così. Finalmente la primavera è arrivata anche qui al Nord e la mia sdraio sul balcone urla vendetta per tutto l’inverno in cui è rimasta sola, quindi decido di raccogliere le energie per la serata così: al sole, immerso nella lettura de “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini, romanzo di grande poesia.

A metà pomeriggio,metto nello zainetto pantaloni e maglie di ricambio, mi faccio venti minuti di macchina ed eccomi al palazzetto, pronto per il check. Uhmmm…sicuri?
Il parcheggio interno sembra un solarium, con tutti i tecnici intenti ad abbronzarsi, nel nostro camerino c’è solo Boosta in boxer, preso da un massaggio con il nostro fido Max (non Casacci, ma il massaggiatore;-) e degli altri manco l’ombra.

Ok. E allora via con il cazzeggio brado. Godiamoci questo momento di chiacchiere con la crew e con chiunque passi sotto mano – conosco anche due ragazze, tra cui una in sedia a rotelle a colpa di una Merdosissima malattia che mi dice:”sai qual è la cosa peggiore della mia situazione? Venire ai vostri concerti e non poter pogare”. Ma cazzo. Ogni tanto mi chiedo se in cielo c’è davvero qualcuno che si prende cura di noi o no.

Nel frattempo arriva il resto della cricca subsonica e si può procedere con il check. Che bella sensazione: salire sul palco, mettere le cuffie e scoprire che tutto suona nitido e perfetto! Il Mazda, alla fine, non fa poi così schifo come ricordavo.. ;)  Tra le altre cose, oggi c’è una troupe di All Music con mille telecamere pronte a filmare il concerto, per futura trasmissione e (forse) dvd – tanto per aggiungere un po’ di carne al fuoco. E un’intervista con la vj Valeria, pronta a coglierci più laconici del solito.
C’è anche mia madre, che ha deciso di viversi tutta la movida check/cena e addirittura massaggio: rock’n’roll si nasce, poco da fare.
Non so se rendo l’idea, un concerto a Torino è un caleidoscopio di emozioni.

E via così – stringi mani, abbracci, sorridi e ti ricordi di quante volte da ragazzino hai sognato questa situazione…facciamo il “lavoro” più fico del mondo, ammettiamolo. E anche se il cantante della band non è al massimo della forma (purtroppo, è ancora così-mannaggia ai mali di stagione), chissenefrega? Usciamo sul palco e c’è il solito boato torinese: il Mazdapalace è un abbraccio di folla che ti ingoia, ti invoglia a saltare come un grillo, a urlare le parole delle canzoni, a sudare fino all’ultima goccia di sale minerale. L’intesa tra noi è sempre più forte e mi sembra persino che il tempo scorra più veloce. Andare avanti e indietro per il palco, ha anche i suoi inconvenienti: tipo azzerare la manopolina del volume di un effetto con il cavo e scoprire con sommo rammarico che,quando lo schiacci nel punto di massimo pathos, ti annulla completamente il suono del basso e tu ti senti un perfetto Coglione (mi raccomando le “o” pronunciate strette). Ma anche qui vale il “chissenefrega”. Quando tutto è terminato, ci sono di nuovo tantissime persone che si complimentano, alcune sincere, altre-presumo-no. Ci sono i tuoi famigliari, i tuoi amici, ad attenderti con tutto il loro vero calore e c’è la tua macchina che ti aspetta per un solitario ritorno in autostrada. Con l’adrenalina che ancora pulsa nelle vene e la sensazione che tutto questo sia un bello, incredibile sogno.

Vicio


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