Normalmente sono una persona che passa le notti in modo piuttosto agitato, tra sogni assurdi, note che mi rimbombano nelle orecchie e aperture d’occhi ogni tre ore. Ma l’adrenalina spesa durante il doppio appuntamento del Forum di Assago e una breve occhiata a una puntata di History Channel sui bombardieri nucleari degli anni 60, mi fanno praticamente svenire nel letto e aprire gli occhi alle 13. Wow!
In effetti sono un grande appassionato di documentari di tutti i tipi -animali, storia e curiosità al limite della fantascienza- e, quando alloggiamo in hotel dotati di TV satellitare, mi perdo come un bambino tra le spire del tubo catodico…ecco che quindi, puntuale come un orologio svizzero, arriva la telefonata di Ivan: “Vicioooooo….si scendeeeeee!!!”.
Si pranza all’interno dell’albergo e la tavolata è più numerosa del solito: la compagna di Max e quella di Alle (con figlia), il nostro amico Fabio “Lo Sciamano”, noi cinque, Ivan, Alle e un personaggio di nome Franco, il fornitore di tutto l’armamentario digitale del Boosta; con grande sorpresa mia e di Max (amanti del genere), scopriamo che costui è lo storico tastierista dei Frigidaire Tango, una band seminale nella new wave italiana dei primi anni 80!
Sembra di essere a uno di quegli interminabili pranzi di matrimonio, con quasi un’ora di tempo tra una portata e l’altra, e quando succede così, tendo a cadere in una specie di stand by, con occhio fisso e soglia di attenzione pari a quella di una cocorita.
Attenzione che mi viene subito ri-accesa dal Boosta, che ha portato a ciascuno di noi il nuovo libro di Giuseppe Genna (i due si sono incontrati in mattinata): è un onore ENORME avere una dedica personale da uno dei miei autori preferiti!!
Anzi, visto che ci sono, vi consiglio di dare una lettura ai suoi libri: Nel nome di Ishmael, Non Toccare la pelle del drago, Grande Madre Rossa e Dies Irae – questi sono quelli che ho amato e divorato.
Si parte alla volta di Genova e visto che l’autostrada che la collega a Milano è peggio di una corsa sulle montagne russe, mi piazzo sul sedile anteriore (dopo un paio di partitine a calcio, in realtà ;)) e mi chiudo nel dorato mondo dell’I-Pod: oggi le immagini che mi scorrono dal finestrino sono accompagnate dei Radio Dept. e dal nuovo disco di Burial – il capostipite di quel crossover di elettronica, dub e trip-hop chiamato Dubstep.
Devo dire che la vista del mare al tramonto,accompagnata da questi suoni, acquista ancora più fascino..
Il soundcheck corre veloce e subito dopo ci viene a trovare in camerino una delegazione della comunità di recupero “Don Gallo”, presieduta da…Don Gallo in persona! Dimenticate ogni nozione relativa all’immagine iconografica del parroco: il Don (79 anni) si presenta con una specie di colbacco in testa, sigaro alla Fidel Castro e queste sono le sue prime parole: “Belìn che caldo qui dentro!”. È un turbine di parole,gesti e racconti, tutti caratterizzati da una lucidità impressionante – e poi cosa si può aggiungere su un religioso che si definisce “ateo”??
Le visite oggi sono numerose e c’è anche una bella rappresentanza di amici torinesi, venuta a gustarsi il concerto e due chiacchiere con noi in tranquillità: a Torino la tensione è sempre tanta da ridurre i rapporti con gli amici a sketch da due secondi..
Approfitto del fatto che da un paio di giorni ci sta seguendo un massaggiatore (Max) e mi concedo questo lusso: mezz’ora di trattamento per togliere un po’ di contrattura alle mie spalle, dure come pietre per via della quotidiana mala postura “bassistica”.
Bello fare headbanging forsennato sul palco, ma poi bisogna fare i conti con l’elasticità muscolare –che non è proprio più quella di un ventenne ;))
Una nota negativa in mezzo a tutto ciò: le forze dell’ordine hanno pensato bene di ordire una bella “perquisa” generale, con tanto di cani al seguito.Deve essere stata una delusione grandissima trovarsi davanti la band più “straight edge” in circolazione: la roba più pesante che abbiamo con noi è la Citrosodina del Boosta; le situazioni in cui i baluardi dell’ordine pubblico devono intervenire sono ben altre.Vabbè.
Mettiamo il piede sul palco solo dopo che questi signori vengono gentilmente pregati di levarsi dai piedi e quindi scusate per il ritardo.
Stasera sento tutto molto compatto e fluido, due aggettivi che sembrano prendersi a pugni, ma sono il segreto di quando il feeling è ottimo; mi rendo conto che siamo finalmente padroni del “nuovo” palco e il movimento di squadra funziona alla grande.
Sapete, ho sempre visto il basso elettrico come il “sofà” su cui tutti i componenti di una band possono morbidamente sdraiarsi e stasera questo mi sembra che avvenga.
La presentazione di Liberi Tutti a cura di Don Gallo ribadisce ciò che ho detto prima: ma l’avete visto?? Un frontman (con più argomenti di tanta gente che è solita calcare i palchi del nostro Bel Paese).
Alla fine del pezzo, però, mi si spacca il pedalino del distorsore, che per me è più fondamentale dell’ossigeno..e quindi? No problema: ci penserà Tony –uno dei nostri backliner- a schiacciare il bottone direttamente dall’effetto (che sta dietro il palco) in ogni momento necessario. Eheh..quasi quasi ci prendo gusto e glielo faccio fare per tutti i concerti.
Finiamo con gli amici tutti lì ad aspettarci e ancora una volta i complimenti all’unanimità ci fanno capire che questo show è DAVVERO di livello internazionale : non possiamo far altro che esserne entusiasti.
La notte finisce tra i muri del Milk, localino sopra il porto antico che tanto ricorda il murazziano Giancarlo, e riusciamo ancora ad ascoltare tre pezzi dei Tarick1, combo genovese dedito a sonorità elettroniche con tanta influenza dark/wave - i tizi spaccano, poco da dire.
Il caldo eccessivo e la gente che si accalca persino sul soffitto mi fanno prendere la strada dell’hotel prima del set di Ninja: scusa, amico, ma tanto lo so già che sei il Capo di tutti i Capi.
Vicio
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