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SUBSONICA 07/12/07

Concerto a Milano - Datchforum - 8500 persone

Concerto a Milano - Datchforum - 8500 persone

Si spengono le luci dopo Tutti i miei sbagli. Salgo al buio sul palco. L’emozione del momento in cui si attivano gli schermi è devastante.
Su Veleno non ho ancora trovato un equilibrio soddisfacente per la strofa. Con la cassa su tutti i quarti a 156 di bpm e con la mano destra a tratti ferma (pause del charleston) non è facile suonare il bordo del rullante. Questione di equilibrio fisico. Utilizzo quindi un suono elettronico, quello del disco, con uno dei pad sulla mia sinistra. Però la centralina Roland, collegata via midi alla batteria elettronica, ha un po’ di latenza. In pratica intercorrono alcuni millisecondi fra quando la bacchetta colpisce il pad e quando il suono è generato. Il beat prevede il bordo insieme alla cassa una volta ogni 4 e il risultato che sento nelle registrazioni è quello di un leggero flam, una specie di “tum-tum-strac” al posto di “tum-tum-tac”. Tutto questo per dire che stasera provo a cambiare pattern suonando il pad in levare, più come effetto. E’ diverso ma non mi sembra male.
Parte Glaciazione. Quando si alzano gli schermi - per quello che vedo e sento sopra il palco - capisco che ci siamo. Sulla coda strumentale Samuel scheggiaimpazzita decide di attaccare un quarto prima “gelidi tramonti”. Lo sapete, suoniamo sopra la base con i rinforzi ritmici, ecc, dunque non si può sgarrare la struttura. In poche frazioni di secondo si attiva un’unità di crisi e comincio ad accentuare come un forsennato il battere con il piatto. Sulla testa di Samuel pitagora si dipinge un punto interrogativo enorme. Al terzo tentativo di contare fino a sette e poi attaccare la frase successiva il piano di recupero termina con successo.
Nei due pezzi successivi gli intrecci ritmici fra batteria acustica e elettronica (in base) sono fittissimi. Quindi devo rigorosamente attenermi alla parte originale e cercare di essere più seriale possibile. In questi casi sono vulnerabile alla più infida subdola e insidiosa delle tipologie di errore: la distrazione. “Domani devo scrivere io il diario di bordo…” et voilà, il primo rimbalzo di timpano del break di cassa rimane nelle bacchette in Nuvole rapide; “magari il racconto potrebbe partire dai vari brani…” e oplà mi perdo il fill per il secondo strumentale di Discolabirinto. 
Con Aurora sogna e i due successivi, quando il bpm sale spostandosi dalla zona della cassa dritta verso mete vicine alla drum’n’bass, ho la conferma che siamo veramente al 100% come sintonia complicità impatto e precisione. E quando è così non ce n’è.
Su Lasciati devo fare molta attenzione alle due sezioni di uscita del ritornello. La sera prima siamo riusciti ad attaccare tutti e quattro in un momento diverso, forse l’unico dritto è stato Vicio che prontamente mi ha recapitato con la mano il più classico dei “cazzofai?”. Stasera però siamo molto compatti e non si sbaglia. Dopo Liberi tutti rientro in camerino e puntualmente arriva Ivan a darci la sua impressione con una metafora calcistica. Se ieri in questo momento eravamo sullo zero a zero, adesso siamo già sul quattro a zero e due traverse.
Samuel torna sul palco salutando tutti con “siete a posto lì?”. Ridiamo. Solo noi cinque, perché esiste un retroscena ben preciso. E’ con noi il nostro amico (ex)”rasta” Fabio “shamano” il quale ha appena dispensato buon umore in abbondanza:

  1. oh ma sapete che all’ultima cena con Gesù nessuno ha mangiato niente?
  2. Sììì, perché quando passava il cameriere chiedeva ”Siete a-posto-lì?”
  3. e tutti: “Si!”

 

Lo stesso Fabio aveva in precedenza capitanato il brindisi propiziatorio con una manciata di rime. Che report verità sia, quindi eccole:

“Voi che di concerti ne avete fatti tanti
e di gente ne avete conosciuta altrettanti
e di fighe oooeeeee
che sia questo il concerto per altri 35 anni”

Il finale a sorpresa - dopo un’iniziale perplessità - scatena comunque l’ovazione.
Il set successivo è impeccabile. Siamo veramente a tavoletta. Sulla emozionante citazione di Piombo dedicata a Roberto Saviano provo a fare una variazione: al posto di mettere la cassa acustica all’unisono con il basso, scelgo un suono di cassa elettronico. Sento che gli abbondanti sub-woofer dell’impianto sono più che contenti.
Quando rientriamo dopo Perfezione nei camerini troviamo Max – uno dei personaggi chiave di queste giornate milanesi – col suo lettino portatile. Sfruttando tecniche piuttosto avanzate esegue dei massaggi che oltre a rigenerare i muscoli affaticati, intervengono per scogliere i cosiddetti “blocchi” energetici. Boh. Non ne so di più perché io sono l’unico a non approfittarne, dato che il mio è uno sforzo più nervoso che muscolare. In ogni caso i miei quattro soci saltano come grilli e quindi ben venga!
Anche l’ultimo set scorre veloce e potente. Mi becco solo un’occhiataccia di Samuel su Il cielo su Torino. In questo tour solo lui non ha le cuffiette con il click; dunque è mia la responsabilità di tenergli il tempo quando non suono. Col charleston, con le bacchette, contando. Ogni tanto, anche solo per un macabro gioco di potere, non lo faccio =).

Il commento di Cipo alla fine del concerto è inedito: “Mi sono veramente divertito”.
La mia sensazione a caldo è che questo concerto del 7 dicembre di Milano rientri nella top ten dei nostri migliori concerti di sempre. Forse top five.
Alla fine, dopo la solita doccia-drink rigenerante, ci ritroviamo tutti veramente stremati tanto da salutare gli amici nei camerini, declinare vari inviti per varie possibili scorribande nel nightclubbing milanese, e andare a collassare nel letto accompagnati dalla piacevole sensazione che in gergo definiamo con la parola “hodatotutto”.

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