
E’ venuto il momento di mettere in piedi ciò che per mesi è vissuto solo nei progetti, nei disegni di palco, nelle chiacchiere tra musicisti, scrittori, organizzatori del “salone del libro”, tecnici: l’evento che abbiamo voluto chiamare "Volumi all’idrogeno".
Per giorni si è proceduto al montaggio dell’enorme struttura, progettata da Mamo Pozzoli, mentre Luca Pastore, ha ultimato i video, inserendo immagini e le grafiche delle citazioni scelte e inviate dai Wu-ming, mentre Michele di Mauro, il regista, ha prestato la voce per doppiare “Parigi”, l’asino che insieme alla bambina Zoe, svolgerà il ruolo di presentatore virtuale nel video battezzato "Asino chi legge".
Nelle ultime settimane i Mau Mau insieme ai Marlene Kuntz hanno realizzato due curiosi adattamenti su testi di Cervantes e Sheakespeare. Forse solo Max poteva mettersi in testa di convincere due realtà musicali tanto differenti a tentare un esperimento, in sé già così bizzarro, insieme.
I Perturbazione, con Lalli e i Gatto Ciliegia, hanno costruito la prima mezz’ora dell’evento tra pagine di Pavese, Duras, Dario Voltolini con un curioso tributo a Sergio Endrigo: cantante e autore recentemente scomparso.
Noi abbiamo ospitato in sala prove un Alessandro Baricco, sulle prime un po’ trattenuto, ma poi, progressivamente, sempre più coinvolto.
Ci ha fatto un certo effetto la sua presenza in mezzo ai nostri strumenti e detriti, e i secondi di silenzio trascorsi dopo la prima esecuzione del brano per lui preparato, nell’attesa di un commento, sono parsi anni luce……”mi sembra ottimo”, alla fine ha timidamente sentenziato, sciogliendo l’atmosfera.
I linea 77 inizialmente pronti ad ospitare sul palco Frankie hi nrg (torinese di nascita), per una cover di “libri di sangue”, si sono prestati a leggere in video Chomsky, Flaiano, Bukowsky, Culicchia, Bunker. Il rapper ha infatti dovuto dare for-fait, non essendo riuscito a svincolarsi da impegni precedentemente fissati.
Insomma dopo un paio di giorni di prove audio, video, fari, pannelli led, generatori ad idrogeno è il momento di iniziare.
E si dovrebbe proprio iniziare, tipo giù con le luci e via con la musica. E invece no, perché succede quanto da noi profetizzato durante le settimane precedenti: il sistema del gratuito su prenotazione è un pacco totale. Infatti dopo avere mandato a casa le migliaia di persone che si sono presentate speranzose alle casse, e che si sono sentite rispondere “tutto esaurito, spiacenti”, ci ritroviamo a fare i conti con la realtà. La realtà in questi casi è fatta di prenotazioni bufala, che corrispondono inevitabilmente ad altrettanti citroni che ciccano da casa, dall’ufficio, da scuola, salvo poi decidere per mille motivi di non partecipare allo spettacolo. Spettatori fantasma che dovendo spendere dei veri euri si lancerebbero in missioni ardue, code austostradali , treni ad orari impossibili, sfide tra i ghiacci pur di non mancare, ma con un clic gratis invece …passano. Risultato? Almeno duemila e cinquecento posti vuoti, che non producono l’atmosfera magica del luogo completamente esaurito. E quello che è peggio provocano un ritardo (anche su questo ci troviamo in disaccordo) di oltre un’ora sull’inizio. Paradossalmente ci sarà sacco di gente in piazza San Carlo ad attendere la partenza dello spettacolo dal mega schermo.
Detestiamo la sindrome di Cassandra, ma sapevamo che sarebbe andata così.
Quello che invece non potevamo preventivare, erano le menate per l’accesso del pubblico al parterre. Ci intimano “solo mille persone- di più non si può!!”. Ora, il Palaisozaki è davvero un gran bello spazio, e fortunatamente gli attuali gestori, pare, si toglieranno di mezzo abbastanza presto, però non si è mai vista al mondo una simile situazione. Durante l’arco della serata, fortunatamente, diverse persone riusciranno ad accedere ugualmente all’area di fronte al palco. Alla fine, dopo tutte queste inutili tensioni, si inizia, mentre tra le diecimila persone presenti serpeggia un po’ di impazienza, in forma di fischi. Finalmente giù le luci, si inizia.
Parte il video con Zoe, una splendida bimba di dieci anni e l’asino “Parigi” che spiegano giocando con le parole e le definizioni del vocabolario, alcuni aspetti fondamentali dello spettacolo
Sale, poi, fisicamente su palco Zoe, che nell’udire alcuni fischi di impazienza, si agita e con un movimento un po’ brusco tira il sottile cavo del microfonico ad archetto provocando l’interruzione del segnale. Il risultato “ciaooo…stasera torino diventa capitale mondiale del libro%&$££scrokk§°çç§ç questa sera crtpp$£”£”…..cazzo, cazzo, cazzo. Applausi.
Disperazione tra i tecnici.
Partono Lalli e Elena, la violoncellista dei Perturbazione. Poi gli altri musicisti (Pietro Salizzoni, un po’ di Perturbazione…) con “Una lettera per me “ canzone tratta da Marguerite Duras. Poi altri due brani, un po’ tormentati dal malfunzionamento di qualche strumento sul palco. Disperazione tra i tecnici.
Partenza in salita, sotto questo aspetto. Max spettatore dal mixer frigge e evapora nervosamente due o tre birre, ma tutti sappiamo che lo spettacolo è lungo, ben strutturato e pieno di colpi di scena. In tutto questo Lalli con la sua gestualità nervosa e teatrale da cantante anni’70 continua a trascinare tutti con molta sicurezza. Con una buona dose di mestiere (ci sono sempre più di 10.000 persone davanti) chiama un sapiente applauso permettendo così ai tecnici di salire a risolvere rapidamente i problemi.
Si prosegue con una canzone tratta da una poesia di Cesare Pavese (“the cats will know”). Sale sul palco lo scrittore Dario Voltolini a leggere un bel brano. Suo.
Applausi, e qualche ovazione che un po’ stupisce.
Ma poi tendendo le orecchie si sente qualcuno gridare distintamente bravo, bravo Max!!
E’ forse ora di controllare qualche licenza abusiva anche nell’ambiente degli ottici.

Sul palco la cantante Robertina (sì proprio quella di shanahabadan sul brano “ieri” da amorematico…shanshabadam, lei, quella Robertina lì). Sale con i Gatto Ciliegia (nuova convincente formazione per loro) e scioglie il Palaisozaki ad occhi chiusi cantando una toccante e liquefatta versione di “Io che amo solo te”, di Sergio Endrigo. Emozionante.
Un’altra grande emozione la regaleranno i Perturbazione con la splendida e malinconia “Agosto”.
Neanche il tempo di finire l’applauso che sono già pronti i Marlene sull’altro lato del palco e Mamo li svela con un abile gioco di luci : “lieve”, “nuotando nell’aria”, “la canzone che scrivo per te”, ”schiele,lei,me”, ”amen”.
Fa discutere (nel senso che c’è chi e chi non) questa nuova e più esile veste sonora del gruppo di Cuneo. A tratti resti rapito dall’atmosfera, a tratti sembra mancare la botta di suono abituale. In ogni caso sono da ammirare personalità e coraggio, di questa scelta.
Certo che quando parte “Sonica”, molto più fedele al suono originale, la reazione del pubblico si fa sentire. Nel frattempo sono anche saliti sul palco i quattro percussionisti brasiliani dei Mau Mau più alcuni altri, la formazione si allarga e Cristiano Godano sta cambiando le parole. Sta cantando Sheakesperare! Sonica diventa un sonetto del poeta drammaturgo nato e morto (si presume) proprio nella data del 23 Aprile. Ottimo l’adattamento metrico. Cristiano Godano in questo tributo, dimostra tutto il suo grande talento. 
I Mau Mau a quel punto sono già in scena e lo spettacolo sta già girando da un’ ora senza interruzioni. Sul palco con loro rimangono le chitarre dei Marlene per un altro episodio d’eccezione: “Campeador de vigna“, che diventa l’occasione per recitare Cervantes, altro “padrino” del 23 Aprile. Questa, infatti, la data della sua scomparsa. I mulini a vento del don Quichotte, risuonano tra i tamburi brasiliani, la fisarmonica, le chitarre marleniche, per uno dei momenti più intensi e più preziosi della serata. I Marlene salutano.
Il ritmo cresce, il pubblico inizia a ballare. Altri quattro brani per i nuovi Mau Mau Si chiude con Dea, l’ultimo singolo.
In controluce svetta già la figura di Madaski, che fa partire il “dimmi quello che sai” dub. Le frasi dei wu ming che fino ad ora hanno accompagnato le riprese (in stiloso biano-nero) dagli schermi, sono ora protagoniste. E’ questo un altro momento molto intenso, fatto di bassi profondi e di parole che scorrono. Parole sulla paura, sul controllo esercitato con la paura. Parole contro la paura.
Entra anche Bunna e parte il vero concerto degli Africa, che questa sera si mostrano in gran forma. 
Oltre a brani del nuovo album c’è anche spazio per “Il partigiano john” e “Sotto pressione”. Colpo si scena finale con Samuel sul palco per la dolce e tirata “Tonight”: un classico giamaicano di Derrick Harriot riproposto per l’occasione in chiave drum’n’bass. Samuel e Bunna si divertono un bel po’ a duettare tra frasi melodiche e raggamuffin. Si divertirà probabilmente di meno Madaski nel tentare di ricordare a gesti la struttura esatta ai due cantanti incontrollabili. La gente è in delirio.
Tornano Parigi e Zoe sugli schermi e lanciano Kartakanta: un geniale video di Luca Pastore che vede la presenza di molti scrittori torinesi, i quali cantano, storpiano, commentano, traducono le parole delle loro canzoni preferite. C’è chi apprezza, (il video è splendido), c’è chi vorrebbe al più presto vedere sul palco noi e i Linea. L’ora e passa di ritardo sull’orario di inizio si sta facendo sentire.
Nel frattempo nei camerini l’atmosfera è calda. C’è un gran bel andirivieni. Ogni tanto si butta un occhio al palco, ogni tanto ci si gode la presenza di tutti i musicisti amici e di tutti gli amici non musicisti.
Il primo video di kartakanta parte con il nostro Luca Ragagnin (maledetto poeta) in versione maledetto rocker, che insieme a Remmert e quel genio sregolato di Gigio (ex c.o.v) - accompagnato in tutto ciò anche da Stefano Danusso - canta una versione di Vicious di LuoReed. Vicio, il nostro Vicio appare invece verso la fine, per suonare una versione di “She’s lost controll” dei Joy Division, recitata dalla scrittrice Alessandra C.
Il tutto finisce con i Linea 77 che dagli schermi leggono, tutti insieme e contemporaneamente, un libro diverso per ciascuno. Nemmeno finito il video e sono già sul palco.
Esplode il palazzetto, si poga per cinque brani, poi tocca a noi salire. Con loro.
Inizia la chitarra di Paolo e per quattro minuti ci dimeniamo come pazzi. Sotto il palco è lo stesso casino. Suoniamo, ovviamente 66.
Salutati i linea scegliamo di partire con “Il cielo su torino”.
Samuel litiga con le cuffiette come spesso accade nei concerti dopo lunghe pause, ma troviamo un bel groove. Nel gesticolare verso il tecnico palco con una segnaletica del tipo “alzabbassadessoalzanotroppoabbassatroppalta” inevitabilmente salta la concentrazione e insieme a quella pure qualche parola qua e là; su “l’errore” mai titolo sembra tanto azzeccato, ma la groova scorre. E il pubblico, nonostante l’ora (sono già passate le due) nonostante il divieto di scendere nel parterre, nonostante qualche folle non meglio identificato abbia fatto sospendere la vendita di birra (dopo l’1 e 30) partecipa come sempre.
Finisce “L’odore”. Sale lo scrittore Alessandro Baricco, che per noi ha scelto il capitolo 23 del Moby Dick di Hermann Melville.

Il brano che abbiamo appositamente composto ha una battuta drum’n bass e un respiro molto cinematografico. La recitazione di Alessandro, che scivola su una parte molto soffusa (sugli schermi c’è una nave) è contrastata dall’esplosione del violento ritornello sul quale Samuel ripete la parola “landlesseness”. Probabilmente un neologismo, questo, che è presente nella versione inglese del libro. “Landlessness” sarà il titolo di questo brano.
Si riparte con “Eva eva” e si cresce fino a Depre con l’ingresso festoso di tutti i musicisti delle band sul palco. Salutiamo con “Sole silenzioso” e abbandoniamo il palco un po’ a malincuore. Sono già passate le tre.

Il pubblico esce, i ragazzi sfogliano le paginette del libretto di sala, che è stato distribuito piegato in custodia trasparente all’ingresso. Sul libretto, come accade per gli spettacoli di lirica, sono riportati tutti i nomi, tutti gli autori, le citazioni letterarie e i brani della lunga serata; un modo per non farsi sfuggire nessun particolare, ma anche un ricordo da conservare.
Dietro al palco gli interminabili abbracci.
Per tutti i tecnici, scrittori, musicisti sul palco è stata un giornata storica. Baricco esce salutando divertito, mentre si sprecano le pacche sulle spalle e i “ci si vede ai muri”.
Sinceramente non sappiamo in quante altre città, il mondo della musica riesca a compattarsi intorno a situazioni del genere, sappiamo però che è sempre molto gratificante sorridersi e salutarsi con un sottinteso nello sguardo (in fin dei conti tra musici prevale sempre la scorza di chi non rivela fino in fondo certe smancerie), che dice, “è stato figo, tu sei figo, e pure io mi sento figo ma la cosa più figa è che c’eravamo tutti e due li sopra. Che figo.”
In chiusura è doveroso elencare un po’ di grandi ringraziamenti:
Filippo Fonsatti, il responsabile (davvero ineccepibile) del Salone del libro che più da vicino ha seguito la preparazione e lo svolgimento dello spettacolo.
Il salone stesso (Rolando Picchioni, ma anche tutti i collaboratori che ci hanno assistito) che ha messo nelle nostre mani la responsabilità di un evento così importante per la città, dimostrando di credere molto nella Torino delle band, oltre che nella capacità nostra di coinvolgere un vasto pubblico. Gli ingegneri, i ricercatori, i tecnici che hanno studiato e realizzato proprio in città le celle ad idrogeno, ovvero i generatori con i quali le luci dello spettacolo sono state accese, e che grazie a Adriano Marconetto, ci sono stati forniti.
E poi Mirco, Mamo, Sem, Cipo, Alle, Luca Pastore (oltre a tutti i tecnici back-liner, luciai, layeristi, trapezzisti-arrampicatori di palco etc etc ), che hanno superato loro stessi, realizzando una struttura tecnica di spettacolo davvero impressionante.
Una bella sorpresa per tutti noi, anche il valido Michele di Mauro, che ha diretto e supervisionato tutto con l’occhio esperto del regista.
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