sveglia a più riprese, con remake di sonno pomeridiano.
Il dj set di ieri, innaffiato di birre e non meglio identificati drink azzurri, con spettacolare generosità dai ragazzi della festa, ha lasciato i suoi segni.
I più arzilli organizzano una visione dvd di "Fracchia la belva umana" nella stanza d'albergo, gli altri ronfano.
Usciamo dall'hotel decisi ad ignorare le condizioni del tempo. La strategia propiziatoria oggi consiste nel fare finta di nulla, non dare cenni di preoccupazione, non dare soddisfazione al cielo così inclemente.
Torniamo sul luogo della festa, già in parte sbaraccata (ieri avrebbe dovuto
essere l'ultima serata) e saliamo sul palco per il check. Suoniamo brani diversi
rispetto al solito, giusto per rinfrescare la memoria.
Proviamo di fronte ad
alcuni volontari della festa, dreadlocks, tatuaggi, cani, ci sono alcuni ragazzi
di colore presi bene che vengono ad informarsi sul nome del gruppo, c'è anche
una sparuta comitiva di cinque o sei ragazzi/e vestiti in rosa, tipo dolce e
gabbana o altro, quasi intimoriti dall'ambiente circostante che se ne stanno
tutti vicini vicini in mezzo all' enorme spazio vuoto circondati da pozzanghere
e residui e rottami di precedenti serate. Fanno quasi tenerezza. C'è un bel
clima questo pomeriggio. Sentiamo che non pioverà.
Dopo di noi risalgono i
Cinemavolta per il loro check. Sarà il quartetto bresciano ad aprire il concerto
riscuotendo applausi, in parte dovuti alla presenza del pubblico di casa, in
parte alla compattezza e all'incisività di riff e linee melodiche.
Suonano
di fronte ad almeno duemila persone.
Finito il loro set ci prepariamo a salire, ma gli organizzatori ci chiedono di attendere, sta arrivando ancora molta gente. In realtà l'interrogativo era proprio questo, quanti sarebbero ritornati? Quanti di quelli scoraggiati dal maltempo di ieri avranno saputo del concerto rimandato? Alla fine lo spazio sarà pieno. Non ci saranno le diecimila persone previste per un Sabato senza pioggia ma a occhio almeno cinque/seimila teste spiccano.
Suoniamo un buon concerto, stimolati dal fatto di sapere che una buona parte del pubblico non ha mai visto un nostro live. La gente sostiene scaldandosi progressivamente. Finisce con un Samuel scagliato sulle transenne a cantare addosso alle prime file e Max fulminato dalla febbre sulla via del ritorno a Torino
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