L’abbiamo lasciata per ultima, per potercela godere come si conviene.
Roma è stata la data cruciale, Milano come sempre una sfida importante e ricca di tensione.
Torino: un lungo e caldo abbraccio,
tra la nostra storia e la nostra gente. Un concerto di grande intimità per
quanto una decina di migliaia di persone possano riuscire a stabilire un
rapporto di intimità.
Noi l’abbiamo vissuta così.
E non ha pesato il
dover risolvere fino all’ultimo, snervanti complicazioni con amici ritardatari
che non trovavano biglietti (esauriti oramai da tempo) fino a pochi minuti prima
di salire sul palco. Non ci hanno distratto i diversi problemi con strumenti e
apparecchiature sballottate per un mese nei camion in giro per l’Italia, che
proprio all’ultima data hanno deciso di presentare il conto.
Siamo rimasti
avvolti, sospesi in una atmosfera indimenticabile, dalla prima all’ultima nota.
Il “cielo su Torino” doveva essere la grande sorpresa, un colpo di scena
preparato nel pomeriggio, andando a cercare in Casasonica la base, riversandola,
ripassando il testo e così via.
Ricordando un concerto del China tour
(palasport di torino primi ’80) di Peter Gabriel, in piena stagione new wave,
Max propone di eseguirla con i neon e le luci di servizio accese, in modo da
riuscire a guardare i volti. Invece sorpresa quasi non c’è. La gente in qualche
modo sa che non ce ne sa che non ce ne andremo dal Palastampa senza suonare
quella canzone e non si muove fino a quando non rientriamo sul palco. Il resto
si perde nella notte sul fiume come sempre, come quasi ogni notte nella nostra
città.
Ci rendiamo conto che l’aggettivo “indimenticabile” ricorre sovente nelle cronache del diario di questo ultimo tour. Non ci possiamo fare niente, potremmo risolverla a colpi di sinonimi, ma il fatto resta: questa tourneè è stata davvero indimenticabile. E tra poco si riparte.
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