Giungono notizie di tutto esaurito dalle città più grandi: Roma, Milano e Torino.
Del resto anche le prime tre tappe: Pordenone, Mestre e Bologna, da qualche giorno riportano il medesimo dato. Questo fa decisamente più effetto del podio-classifica.
L’attesa? Il nuovo disco? Un ufficio stampa ben organizzato? (“Parole e dintorni” da noi ingaggiato) L’astrologia? Boh? Ad ogni modo fa effetto e non poco.
Oggi non proviamo, se non per un breve test e per sistemare “Y”, il brano strumentale di semi improvvisazione che sosterrà alcune immagini processate da Samuel direttamente sul palco. Sarà l’inizio del terzo blocco del concerto e rappresenterà uno spazio aperto ad evoluzione costante. Le immagini diventeranno così protagoniste, liberandosi dal ruolo di semplice complemento alla musica. Samuel attraverso un Korg-Kaoss-pad per immagini, manipolerà le stesse in tempo reale seguendo le variazioni del suono. Decidiamo di inaugurare questa sperimentazione con la più clamorosa parata di bugie mediatiche dei nostri tempi. Le motivazioni farlocche dell’intervento militare in Irak. La bocca è quella di Bush. Le bugie sono quelle relative ad arsenali, armi di distruzione e altre fesserie che ci hanno violentato per mesi.
Ceniamo presto e mangiamo poco. La tensione incomincia a salire. Si aprono i cancelli del palazzetto. C’erano ragazzi in attesa fuori dalle porte, fin da mezzogiorno. Li intratterrà il disco dei Sikitikis, una costante che accompagnerà tutto il tour. Chi corsa per i corridoi, chi streching, chi fialette di ginseng……è ora di salire.
Il rito propiziatorio, oltre al consueto farneticante discorso di Boosta, è il brindisi superalcolico con bevuta tutta d’un fiato seguito da energico accartocciamento dei bicchieri. Di plastica ovviamente, mica siamo fachiri. Un boato accompagna lo spegnimento delle luci. Da quel momento ognuno di noi è solo a cercare la propria concentrazione. Le cuffie in-ear monitor accentuano l’effetto isolamento. Parte il brano di introduzione, “terrestre”, accendiamo le luci strobo portatili acquistate a Camden a un pound e mezzo l’una e entriamo. Nulla di ciò che ci troviamo di fronte era come lo ricordavamo. Cioè, sì lo ricordavamo ma l’intensità dell’impatto emotivo è una sensazione troppo viva per poter essere compressa in un pensiero. Suoniamo i primi brani in pura estasi, facendo fatica a sentire a causa delle grida e delle voci che scandiscono all’unisono “giorni a perdere”. Facciamo anche fatica a trovare il giusto equilibrio tra slancio e precisione, però è davvero figo. Tutte le settimane passate in sala prove le puoi buttare nel cesso, bisogna calibrare, ripensare il tutto in quello spazio, con quella pressione emotiva e con la voglia di muoverti insieme a tutti quei volti e quelle braccia. Sentiamo che l’energia c’è, e anche la compattezza. Dopo qualche brano è già chiaro che stiamo suonando la miglior “prima data” di sempre. Scappano alcuni errori ma non è importante. E’ più importante ritrovare il senso del palco. La prima parte di scaletta vola. Ora tocca alla parte acustica, esperimento mai tentato prima. Samuel da solo sul palco con una sei corde. Intona “two” dal repertorio elettronico dei Motel Conection. Chitarra acustica e voce. Poi parte “dormi”, l’ultimo brano di terrestre. Un personaggio in piedi dietro al mixer sala incomincia a fischiare, disturbando peraltro il buon Cipo-fonico-. Due, tre, cinque volte, alla fine Cipo si gira con tredici euro in mano e gli fa: “senti te lo pago io il biglietto se non ti piace, basta che ti levi dai coglioni che mi stai assordando”. L’altro lo guarda ammutolito, lo fissa con lo sguardo e gli fa…. “ti stimo”, stringendogli la mano. E se ne sta buono e sorridente ad applaudire fino alla fine. Mondo strano.
La scaletta dopo l’acustico decolla, Serpi-Gasoline-L’odore tre brani nuovi, tre incognite una dietro l’altra che trovano una grandissima risposta. Si và verso la fine in gioiosa scioltezza. Anche eccessiva, che quando si fa largo la sicumera partono sistematicamente le cazzate: vedi brandelli di strofa che restano appesi tra una sinapsi e l’altra senza trovare la gola di Samuel come via d’uscita. Il nostro front-man non si scompone e gigioneggia di mestiere facendosi volere bene. Noi avremmo sì a quel punto rivendicato eccome i tredici eurini. Ma i ragazzi di Pordenone sono troppo presi ad agitarsi a ritmo, da quelli aggrappati alle transenne, a quelli felicemente tumefatti dal pogo della prima parte di scaletta (in effetti una gara di resistenza) a quelli su su in cima all’ultima lontana gradinata. Per quanto ci riguarda un gran bel ritornare.
Questa sera, ben lungi dal voler ritentare la pratica degli after-show, che finivano per trasformarsi in carnai dai quali non ci si poteva nemmeno sottrarre in caso di eccessiva stanchezza, (a causa dell’impegno preso), decidiamo di raggiungere il deposito Giordani. Ci metteremo pure i dischi in quattro. Max, con selezioni misto new wave e robe indie attuali, Ninja che sorprenderà tutti con i suoi vinili break.beat e drum and bass Samuel e Boosta con la proverbiale cassa in quattro. Il tutto sarà divertente, animato ma anche intimo. Fine serata con consuete scorribande nelle stanze d’albergo, figure clandestine, dolci di gelatina giapponesi, recapitati da una amica che ha giurato di essere venuta da Tokio apposta per la prima del concerto, e un portiere notturno arrazzato che sembra uscito da un film di Almodovar.
Ah, dimenticavamo, un paio di discografici ciucchi come biglie che delirando coniano il termine “petomanzia”: arte del divinare interpretando il suono delle scoregge.
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