Il day after aretino. Sveglia in albergo e decisione auto-sindacale di rimanere ancora un giorno ad Arezzo wave, prima di affrontare due settimane di mixaggi nella vicina Città di Castello. Telefono a Marco Capaccioni e gli chiedo di incominciare ad impostare i mix, che nel frattempo mi godo una giornata di concerti. Pranzo con Valerio Soave e il collega Boosta, anche lui rimasto in zona, pronto a ripartire il giorno successivo per girare vinili da qualche parte. Valerio è un buongustaio e ci trascina in piazza ad Arezzo a pranzare come si deve. La giornata di riposo parte ottimamente. Boosta e Manuel Agnelli saranno attesi nel pomeriggio per una conferenza sulle rispettive attività letterarie. Non ho nulla da fare, ci vado. Una bella location all'aperto in un giardino, un tavolino con microfono di fronte ad un palco in allestimento. Mi siedo appoggiato ad un albero, un po' defilato e mi godo la chiacchierata. Ci sono molti ragazzi, anche piuttosto attenti. La discussione prende quota nella parte finale con Manuel incalzato da una serie di domande vagamente provocatorie seppur rispettose. C'è una bella atmosfera, per capirci: una miscela di relax, ottima meteorologia e bella umanità. Arrivo allo stadio e incontro i fratelli di Soledad, un gruppo di amici di Torino ai quali ho prodotto 4 album, chiacchiere abbracci e foto ricordo. Mi perdo anche in chiacchiere con Mixo, una volta suonavamo insieme in un gruppo chiamato "the difference". Dietro l'immagine un tantino effimera di intrattenitore teleradiofonico, si nasconde un fine conoscitore di musica collezionista di decine di migliaia di vinili anni 70 e 80. Non che un valido autore e cantante. The difference, con la loro acida miscela di psyco-blues tra captain Beefheart e il pasley underground, furono recensiti all'epoca dalla rivista inglese "underground" a pieni voti superando addirittura il contemporaneo album dei Pixies. Con Mixo mi avvio verso l'aperitivo rock, ironizzando sul fatto che in un aperitivo davvero rock, bisognerebbe tentare di polverizzare i record precedenti. Come quello delle 40 vodka orange ingollate dalla buon anima di John Bonham poco prima del trapasso. Anzi che 40 vodka orange,(è pur sempre un giorno di pausa anche dal rock and roll) mi accontenterò di una paio di spriz (apeiritivo molto in voga tra il basso Brenta e la laguna Veneta). Mi viene recapitato bruscamente in mano mentre mi accodo diligentemente in una paziente fila accompagnato dall'esclamazione "ostia,date subito da ber a Mascasaci!!". Alzo lo sguardo e riconosco la sagoma massiccia di Steve Giant, il gigante agitatore di reggae e dintorni in zona Marghera, organizzatore di parte del buffet. Saranno passati anni, roba dei tempi degli Africa. A proposito degli Africa, ci sono anche loro. Questa sera assisterò all'esibizione della mia vecchi band, già contrassegnata dalle polemiche tra l'incontenibile Madaski e l'organizzazione riguardanti orari e durata dell'esibizione. L'aperitivo rock, in realtà è occasione per ascoltare la voce di artisti che si prestano ad un incontro con il pubblico. Questa sera tocca al redivivo Frankie Hi n-rg. Ascolto incuriosito il rapper nato a Torino ma cittadino di Castello, parlare dell'imminente album, dei vecchi rapporti talvolta conflittuali con alcuni esponenti della cosiddetta scena hip-hio dei primi anni 90. E' sempre e comunque spettacolare ascoltare, indipendentemente dagli argomenti trattati, una buona testa pensante. Seguo le performance dei Fratelli di Soledad con inoculazione diretta di immagini nell'arteria dei ricordi, del buon Marco Parente e degli Africa. Gli Africa hanno raggiunto una compattezza di suono e di groove davvero impressionante. Con loro l'impianto incomincerà a suonare sul serio, e la gente incomincerà a riempire lo spazio sotto il palco e a ballare. Mi perdo in chiacchiere agro-dolci con il Madaski tanto per cambiare inviperito e in piena luna storta. Anzi si fa proprio cena insieme e mi perdo Frankie hi nrg che nel frattempo pur dividendo il palco con il solo dj Skizo sta incassando un grandissimo consenso. Dopo sei anni non è da tutti. Ritorno di fronte al palco per seguire un Max Gazzè decisamente sotto tono e per aspettare il set degli After. Un concerto orfano del tastierista-chitarrista rimasto a Milano perchè diventato padre da un giorno. Manuel sale sul palco preoccupato (devo dire che l'ho sempre visto salire sulla scena accompagnato da una certa dose di apprensione) per la line-up e per un presunto calo di forma. Inutile dire che appena salito, di fronte a più di ventimila spettatori farà un concerto intensissimo. Molto, molto coinvolgente. Il resto è amabile cazzeggio da back-stage con i miei ex compagni di reggae, e con una moltitudine di facce note. Saluterò un po' a malincuore per spostarmi verso l'Umbria. Da domani incominciano i mixaggi in 5.1 per il primo d.v.d. subsonico. Titolo provvisorio ispirato dall'esuberante impazienza del pubblico di vederci sul palco? "ci aveeeterottoooilcazzoooooo!!!!". Mi raccomando ho detto provvisorio, con i giornalisti che talvolta trovi in giro non si sa mai!
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