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SUBSONICA 22/04/02

Finalmente ci siamo. ..

Finalmente ci siamo. Torniamo nella nostra città ad affrontare la sfida più intensa. Se è vero che suonare in città chiave come Roma o Milano può lanciare o compromettere, a seconda dell'esito le sorti di un tour, data l'altissima percentuale di addetti, giornalisti, radio e redazioni presenti, è altrettanto vero che Torino è sempre la tappa emotivamente più difficile. Difficile perché non esistono pareggi possibili. La città non ti regalerà mai nulla di ciò che non meriti. Difficile perché è la tua città e pretende di potersi riconoscere in te ora che la tua immagine arriva riflessa di sponda dalle grandi radio e dalle televisioni musicali nazionali. Ti attende per verificare più che per celebrare con  aspettativa che è  diffidenza ed affetto allo stesso tempo. Uno stato d'animo complesso che conosciamo perfettamente a cui probabilmente dobbiamo molto in materia di stabilità nel vorticoso mondo dell'effimero. Un giornalista musicale nostro concittadino commentando con  lucidità le caratteristiche del nostro luogo di provenienza, paragonava ogni torinese espatriato al giocatore di pallavolo che in allenamento salta con i pesi alle caviglie per avere più elevazione nel momento dell'incontro. Una volta preso il largo ci si accorge che fuori è spesso tutto più semplice e a portata di mano.

Fatto sta che dopo una pausa di 36 ore circa ci troviamo per il sound-check. Le prevendite sono altissime. Si parla di ottomila biglietti già spariti e si vocifera di tutto esaurito. Incomincia il concerto di trilli telefonici seguiti dalla voce del tuo compagno di classe delle elementari pronto a ricordarti di quel compito in classe allungato di nascosto....e a domandarti accrediti. Saranno circa duecento a metà del pomeriggio. Per alimentare un po' la tensione abbiamo anche deciso di registrare la data. Durante il pomeriggio riceviamo la visita del giovanissimo Alex un bambino africano piuttosto malato adottato da una famiglia torinese. Alex ci porta un barattolo di nutella in regalo e rimane con noi sul palco durante il check, scattando polaroid e provando tutti gli strumenti.

Per le registrazioni abbiamo deciso di affidarci al buon Marco Capaccioni che allestisce una regia a bordo palco con quattro Tascam DA 78 per un totale di 32 tracce. 

  

Presente durante il sound-check anche Rachid (il rapper marocchino di Gente Tranquilla), invitato per la data torinese anche in funzione delle registrazioni. La prospettiva di esordire sul palco con una band davanti a diecimila persone lo emoziona quanto basta. Arrivano anche i Krisma, immancabili per l'occasione. Fa il suo ingresso trionfale anche Ferruccio Casacci con un pugno di uomini e di telecamere pronti a testimoniare l'evento.

Terminato il sound-check per la sala e per le registrazioni lasciamo il palco ai Sushi e  decidiamo di adottare una celebre tattica detta "ciao a tutti ci si vede dopo" fuggendo in furgone verso casa di Samuel. Con una concentrazione così alta di amici genitori e parenti si rischia sempre di salire sul palco stremati dopo interminabili giri di saluti. Ivan questa sera ha deciso di trattarci alla grande e nell'ampio salotto con vista su tetti e mole mangiamo sushi e sashimi - takeway. Finestre aperte alla primavera e colonna sonora con Air e Mathmos. Compagnia tranquillissima con amiche rilassanti vestite per il concerto come per le grandi occasioni (ci sentiamo piuttosto onorati) e qualche fidanzata. C'è anche Rachid.

Ieri le edicole esponevano il tabellone pubblicitario di La Repubblica con il seguente titolo "Subsonica e Juventus squadre vincenti". Questa sera, non senza vivaci manifestazioni di ritrosia da parte dell'ala granata, regaleremo a Valerio Soave il nostro discografico (più bianconero di Metropolis di  Friz Lang) una incorniciatura del cartellone stesso. Vedremo nei suoi occhi una soddisfazione maggiore di quella provata per un qualsiasi disco di platino.

Entriamo mentre incominciano i Sushi. Ci sembrano  in ottima forma. Un nuovo cambio di organico ed una fisionomia molto compatta, con Otti che fa trasparire segnali di timidezza e di puro divertimento al tempo stesso. Saliamo in camerino e ci blindiamo dentro pronti ad ascoltare il sermone a squarciagola del Boosta deciso a caricarci il morale come un coach di Football americano. Si palesa anche il nostro amato ex bassista Pierfunk che ci regala - come ai vecchi tempi - perle di pura ansia. Risulta essere lui il più teso.
Luci spente, il boato. Ad occhi chiusi ripassi l'elenco delle persone che conosci presenti in sala: madre padre fratelli, amici, la gente che ti vuole bene comunque vada, le intelligenze musicali della città (non intellighenzia), ex compagni di band, le intelligenze non musicali di una città intelligente e tanti ragazzi che pretendono di essere travolti dalle emozioni. Incominciamo prudenti con la testa piena di questi pensieri, quasi tastando il terreno e a differenza di quanto succede altrove non sarà il pubblico a caricare noi. Capiamo subito il concetto e dopo i primi pezzi schiacciando l'acceleratore capottiamo il palastampa-grande. Anzi ILPALASTAMPAGRANDE perché in città spazi più grandi di così non ce ne sono. Complice una buona copertura audio con 40.000 watt, il sapiente mixaggio di Cipo, Camilla che con le luci da' il meglio di sè (marcata stretta per l'occasione dal light-designer Marco Pozzoli) e tutto lo staff tecnico attentissimo. Emozionante soprattutto sarà intravedere le lacrime negli occhi di molti spettatori e di qualche amico. Difficile da dimenticare.

Concerto al Palastampa di Torino

Qualche battibecco nei camerini tra Ninja e Max e una porta che sbatte sull'onda dell'adrenalina. Ma l'atmosfera è positiva e la soddisfazione è grande.

After-show ai docks con Boosta e Roger Rama in consolle, che suonano anche alcuni remix: Nuova Ossessione a cura di Panic Machine e Dentro i miei vuoti realizzato da Santos. Cristina Krisma manco a dirlo sta sul bancone del bar a fare da cubista. 

Rimaniamo nel locale imballato di gente a farci festeggiare dagli amici e a firmare autografi avvolti da uno struscio senza vie d'uscita. Più tardi qualcuno avrà ancora la forza di trascinarsi da Giancarlo (nuova sede provvisoria  sinistra/ponte) ai Murazzi. Ma la palma dell'after più bizzarro la strappa Marco Capaccioni. Recatosi in albergo dopo aver diligentemente smontato la regia entra e trova il portiere notturno ammanettato con fascette di plastica. Era appena stato rapinato e concitatissimo chiedeva di poter telefonare ad un suo collega, alla polizia a qualcuno, a chiunque! senza neanche dare tempo al fonico di liberargli i polsi. La scena assolutamente tragicomica si protrae per un po' tra le contorsioni del portiere schizzatissimo con cornetta e mani legate ed il flemmatico Marco che insiste nel volersi procurare coltello o forbici o quant'altro. Il tutto si protrarrà ancora per un paio d'ore buone in commissariato. Che vita avventurosa ci tocca fare talvolta. 


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