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SUBSONICA 18/11/01

È quasi trascorsa un ..

È quasi trascorsa una settimana da quando armato il furgone di hard disc tastiere, campionatori, batterie elettroniche e "che si fa si prende o no? prendi, prendi che non si sa mai" chitarra, siamo partiti per raggiungere dopo 8 ore di viaggio questo piccolo paesello tra le colline. 
Paese piccolo ma gran bello studio. Dalle cui ampie vetrate, in giornate come questa, si viene circondati di un tardo romantico verde grigio umido pioggia freddo. Nelle sale tra le luci bassissime che catturano molto bene la panoramica scoscesa dell’esterno in questo momento risuona lo spleen elettronico di "questo domani".

Ci siamo sentiti un po’ in imbarazzo nel rispondere a Steve Lyon "quale taipo di pezzzo andiamo ora di mixarei?" "una canzone con lontane influenze depeche mode" visto che il nostro simpatico mixatore albionico ha registrato con la suddetta band niente popò di meno che "Violator". Con Steve che tra l’altro è davvero molto in gamba c’è stata da subito una gran bella intesa, lui apprezza la nostre idee molto chiare sul tipo di risultato da ottenere e l’ampio spazio di libertà a disposizione per raggiungerlo. A noi del resto è sempre piaciuto lavorare così nelle collaborazioni: lasciar fare.

L’affiatamento nelle attuali condizioni che definiremmo eremitiche diventa poi condizione indispensabile. Attualmente le 5 presenze che animano questo enorme studio-casolare sono il Boosta, Max (che acciaccato si aggira con postura modello “gobbo di notre-dame” ingurgitando pastiglie di arnica e artiglio del diavolo), il fonico Marco Capaccioni, Steve Lyon e la giovin figura del fonico residente Fausto. Ribattezzato prontamente “zio”. Zio Fausto appunto.

I brani già immortalati sui vari supporti digitali sono a tutt’oggi "Nuova ossessione, Mammifero, Alba scura e Ieri”. Qui si lavora ad una media di 14 ore al dì, si pranza insieme nella cucina dello studio, a fianco delle stanze da letto e solo per la sera è previsto il rituale dell’uscita al ristorante. Un po’ come essere in colonia tranne che per Max che è un po’ come essere all’ospizio.
Ieri sera resici improvvisamente conto che “cioè minchia raghi è troppo sabatosera è scattato unsi va al pub ? No no sì sì dai nou io tropo stanchey ma dai una bbotta de vita vabbè, ochei, ouchay!
20 minuti dopo si era già sulla strada del ritorno. Difatti le abitudini orarie del luogo avevano prontamente inibito le nostre velleità mondane. Il pub chiude alle 2. Anche il Sabato. Già.
Vorrà dire che nulla turberà la nostra dedizione oramai monacale alla resa sonora dell'album. A parte qualche match di Ping-pong. Salvo infortunii.


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