La notte della Groova è stato unevento che si ricorderà nella storia del suono di questa città. I primi astupirsi della portata e della carica sono stati tutti i protagonisti che hannodato vita ad un flusso ininterrotto di oltre quattro ore di vibrazione pura. Apartire dalla puntina appoggiata sul vinile dal dj Valletta proseguendo conMotor City, dj Lorenzo LSP, Motel Connection, dj Roger Rama, Night Club e djRicciardone, intervallati dalle presentazioni microfoniche di dj Vespa, il suononon è cessato neanche per un istante. Il coinvolgimento del pubblico è statoprogressivo così come l'affluenza che ha toccato la vetta con l'ingresso inscena di Motel Connection. La serata del martedì, purtroppo ha costretto imolti "lavorativi" ad abbandonare a malincuore il Barrumba passate ledue di notte. Chi ne ha fatto per certi versi le spese, sono stati i trascinantiNight Club, ed il successivo dj Ricciardone che ha incominciato la sua selezionealle 2,45.
Si potrà fare di meglio da questo punto di vista la prossima volta poichél'altissimo livello qualitativo di tutta la serata impone delle repliche.
Unico neo, la presenza di due cubiste un po' timide nonché fuori luogo rispettoall'attitudine punkettona della house macinata dalla confraternita della groovasu quel palco.
Un piccolo spettacolare evento a margine ha visto protagonista il sommo poetaLuca Ragagnin il quale completamente ubriaco smarrisce prima la drink card dellocale (vista la stretta parentela con i Subsonica riesce comunque a non doverpagare l'intero importo) e poi anche lo scontrino necessario all'uscita dopoaver segnato il suo numero di telefono a beneficio di qualche malcapitato.Successivamente esce dal locale fanculizzando l'universo, il locale e il suoamico di infanzia Max.
La concomitanza della notte della groovacon i numerosi articoli apparsi proprio in questi giorni sui principaliquotidiani riguardanti la presunta pericolosità dei luoghi della dance haofferto l'occasione ad alcuni suoi protagonisti di replicare nel corso di alcuneinterviste. Max ad esempio ha affermato su diversi quotidiani che la Torinodegli anni 80 ovvero la città industriale e forzatamente perbenista in cui nonc'erano praticamente locali né luoghi di ritrovo a partire da una certa ora eraanche la città in cui il disagio appariva violentemente. La gente aveva moltapiù paura ad uscire di casa, per i ragazzi l'eroina era una seduzione quasiinevitabile e durante le serate si parlava troppo spesso della voglia di andarea vivere altrove. Questa Torino che invece esce, si sfoga e balla quasi tutte lesere animando i club, i circoli, i locali e che scandalizza così tantol'opinione di scadenti giornalisti in cerca di articoli ad effetto, è un postomolto più vivibile e tranquillo di quanto non si possa leggere sui giornali.
Ecco le foto che sono riuscito ascattare prima che il mio sistema di sensori rivelasse una pericolosaincompatibilità tra il tasso etilico ascendente e il prezioso strumentofotografico.
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