stasera 5 maggio dopo le 22 su MTV : premo alla carriera per i Subsonica. MTV History Awards..clap..clap...grazie ...grazie...graziegrazieclapclap grazie clap. Clap
A bologna fa caldo.
Quando le mezze stagioni finiscono è sempre cosi'.
Scendo dal treno borbottando contro il caos e la corrente umana: mugugnante anticipo di quella mutazione che mi renderà un vecchio bisbetico perfettamente amalgamato ad una panchina di qualche giardinetto.
Perchè lo so che finirà cosi'.
intento a brandire il bastone e a sputacchiare insulti ai ragazzi che giocano a palla attraverso i buchi nella dentiera.
Ma giocheranno ancora a pallone i ragazzi?
Giuro che se i giardini saranno deserti imprecherò con forza contro quelle diavolerie elettroniche che ammorbano la gioventu' impedendo lo scambio sano di sputi ai giardini.
Insomma io, per lamentarmi lo trovo, sicuro.
Non esisteranno piu' i giornali, non ci sarà piu' san valentino e quei disgustosi ciondoli con il cuoricino, nessuno suonerà piu' ai citofoni in piena notte, nessuno fumerà le sigarette di nascosto e nessuno rimarrà a pomiciare in macchina appannando i vetri, non tanto perchè nessuno pomicerà piu' in macchina, quanto perchè avranno inventato un vetro che non si appannerà in nessuna condizione, nessuno si fermerà ad aspettare la ragazza cui ha dato l'appuntamento prendendo il coraggio a due mani per alzare la cornetta del telefono di casa (va bene, quello non esiste già piu'), nessuno uscirà piu' dal cinema per fermarsi a commentare il film davanti alle serrande che si abbassano, nessuno si siederà su un prato od al tavolino di un bar con il libro in mano, fresco di stampa e appena uscito dalla libreria, nessuno avrà il coraggio di chiedere le indicazioni stradali al semaforo, nessuno abbasserà i finestrini per respirare l'aria tornando, di notte, da un palazzetto in cui ha visto un concerto bellissimo...
...no, quello no.
L'unica cosa di cui sono certo è che la musica dal vivo non puo' morire.
Perchè non puo' morire la musica.
Perchè ognuno di noi ha la propria colonna sonora e nessuno al mondo ha attraversato la vita senza affidarne almeno un pezzo alle parole del suo artista preferito.
E quando c'è un concerto tutto risuona ancora di piu'.
Tutto diventa speciale, perfetto, il mondo di ogni giorno perde forma e viene masticato dalla musica, dalle luci, dalla condivisione, dalla consapevolezza, unica, di essere, per una volta soltanto magari, in un posto speciale, durante un momento speciale.
Questo fanno i concerti.
Ti regalano la sensazione, morbida alla mano, che quel momento è solo tuo, insieme a migliaia di persone all'unisono, solo tuo.
Insomma.
Se da vecchio non sentiro' musica provenire da un locale o da un palazzetto e non vedro' torme di ragazzi uscire felici, dalla mia panchina sputerò bava, urlando che questo mondo non è giusto.
Proprio non lo è.
Boosta
Il concerto a Torino è sempre qualcosa di unico e sfuggente ad ogni tentativo di controllo emotivo. I Subsonica non sono esattamente una band alle prime armi, nell'arco di pochi mesi hanno messo i piedi su palchi sparsi fra europa e stati uniti suonando in totale davanti a centinaia di migliaia di persone. Ma quando si torna a Torino è sempre tutta un'altra storia. Per me è stato così fin dai tempi dei concertini alle feste in prima liceo.
Ma procediamo con ordine.
La mia giornata torinese inizia come sempre all'orario diversamente rockandroll delle 7.30. La missione iniziale è sempre complessa e non priva di insidie: scagliare giù dal letto i due piccolini, vestirli, mangiarli e portarli a scuola in un tempo inferiore ai 60 minuti. Sembra tutto liscio ma improvvisamente, Houston, si presenta un problema gigante: è finito il quaderno a righe di prima elementare e non si può fare senza. Convoco d'urgenza l'unità di crisi nel mio cervello ed elaboro la strategia di uscita: accompagno i bimbi, mi lancio alla ricerca di una cartoleria, recupero il prezioso oggetto e lo consegno nelle mani della gentile bidella. Quando si dice, 'vita da rockstar', e non in un giorno qualunque ma proprio in quello del concertone a Torino.
Torno a casa e inizia la compilazione della lista accrediti. Non una normale lista accrediti ma LA lista accrediti. L'operazione, che normalmente richiede pochi minuti, per il concerto di Torino esige la massima concentrazione: si tratta di sezionare sms, mail, uozzappate, scaipate (ahah che bizzarri questi termini da ggiovane) alla ricerca delle conferme dei miei ospiti. Infatti mando alla nostra maipiùsenza Silvia 4 versioni successive e diverse, ottenendo sempre come risposta 'ok perfetto'. Santa donna!
Oggi devo andare al palazzetto un po' prima degli altri. Quindi verso le 15 parto. Mantengo il mio regime di understatement e mi avvio, col 52 prima e il 5 dopo, verso via Filadelfia. Ho deciso di fare dei cambiamenti piuttosto delicati al mio setup, quello della seconda e più ampia parte dello show, concedetemi una piccola parentesi tecnica perchè si tratta di una vera e propria operazione a cuore aperto. Ultimamente ho suonato con parecchia elettronica attaccata alla batteria acustica. Tipo cassa sempre triggerata e rullante a seconda dei pezzi. Ma questa storia, per una serie di motivi sui quali non mi dilungo, finisce oggi: ritorno al suono acustico di tutta la batteria. Operazione questa da mettere a punto con attenzione e certamente un po' azzardata dato che normalmente in un tour di 5 date in una settimana i suoni non si cambiano mai. Ma tutto andrà liscio con grande entusiasmo del nostro storico fonico Cipo e dei miei soci musicisti e cantanti.
Durante il soundcheck non può mancare il mio amico Luca Deorsola, costruttore di entrambe le batterie sul palco. Fa un certo effetto per lui vedere uno dei suoi primi strumenti usciti dal laboratorio nel 95 quando la sua avventura era appena iniziata, accanto a uno degli ultimi modelli di un marchio, Drumsund, ormai affermato a livello mondiale. Con quella batteria verde avevo registrato il demo dei Subsonica e, nella sessione successiva, il primo album. Ed è quella che ha fatto il tour '97/'98. Storia.
Ci arriva dall'ufficio stampa della Juve la richiesta di quattro accrediti a nome Antonio Conte. Personalmente mi fa molto piacere anche se mi sembra molto strano che il Mister venga stasera perchè i miei contatti col mondo bianconero smentiscono. Questo solo per dire che il motto dell'immancable brindisi inaugurale ad effetto sarà, in perfetto stile torinese: "se arrivi secondo di te non si ricorda nessuno".
Il concerto. E' incredibile l'intensità con cui si vivono queste due ore abbondanti. Il livello base con band sul palco e pubblico sotto che applaude si trasfigura in una sorta di cerimonia emotiva con diecimila persone intimamente collegate. Fra le quali ci sono quelle che popolano la tua quotidianità, i tuoi amici, le persone con cui lavori. Mancano, per motivi di salute, mia mamma e mio papà per la prima volta in un concerto qui a casa, mi dispiace tanto.
L'esperienza accumulata ci permette di suonare bene, in modo potente ma controllato. Quella che mi stupisce davvero è la performance di Samuel. Il ragazzo è in splendida forma da quando è diventato un fottuto Mohammed ti spacco il culo Bruce Lee della vita sana. Salta come un grilo, corre tipo Mennea (ora che ha i radiomicrofoni) e canta alla grande.
Del '96 non c'è solo la batteria, ma anche la camicia azzurra stile officina che avevo comprato con Pierfunk in una bancarella vicino al Locale di Roma dove tenemmo uno dei nostri primissimi concerti fuori dai confini piemontesi. Quella volta in cui Samuel per raggiungere la città eterna imboccò la Torino Savona. Guardate che roba.
Dopo il concerto mi fa molto piacere salutare Gabriele Ferraris, promotore di una iniziativa che ci riempe di orgoglio, quella di far scrivere a quindici prestigiosi scrittori/autori torinesi un racconto ispirato a un nostro brano. Oggi duecento copie saranno polverizzate al banchetto, l'uscita ufficiale è prevista il 12 maggio in allegato a La Stampa e in libreria. Gli editoriali di Gabriele sono letture impagabili da queste parti, pensate che mio figlio omonimo l'altro giorno giocando a marimonticittà, non so come lo chiamate voi, con la G nella categoria 'miti', piuttosto che Giove o Giasone, ha messo Gabriele Ferraris.
Giusto il tempo di salutare gli LNRipley, i miei soci della musica veloce con cui condividero il palco nel mese di Maggio, che mi ritrovo con 35 chili di bimbo addormentato in braccio a farmi 200 metri fino alla macchina. Wow. E domani si parte per Bologna.
Ninja
Le mie giornate, quando sono a casa e se gli impegni lavorativi me lo permettono, partono sempre con una bella nuotata in piscina e una sauna bollente. Questo a prescindere di cosa succederà durante le ore a venire.
Però fa un certo effetto rispondere alla domanda "...e oggi cosa fai?" con "mah, stasera suoniamo al Forum di Assago...". Le persone, di solito, strabuzzano gli occhi, come se un evento del genere necessitasse di una preparazione mistica di chissà quale genere. E invece no. Vasche a ripetizione, respirazione, rumore d'acqua nelle orecchie e poi scioglimento di ogni ritenzione nel calore secco profumato di legno. Tutto ciò mi mette di buon umore.
Oggi, tra l'altro, mi reco alla venue in solitaria, perché devo passare a ritirarmi alcuni abiti "di scena" con la nostra amata stylist Lucia. Il treno è forse il mio mezzo preferito per spostarmi: veloce, silenzioso...e poi mi permette di dedicarmi alla lettura di un libro che mi sta girando come un calzino - Il potere di Adesso di Eckhart Tolle. Dovessi fare un regalo ad un amico vero, sarebbe una delle prime scelte.
Quindi treno. Quindi abiti. Quindi Forum.
Eccomi qui, subito nei camerini a battere cinque ai miei compari già tutti arrivati, compreso il mio predecessore bassistico Pierfunk. Con questo prodigio delle cinque corde ci conosciamo da tempo, ma in questi giorni la mia stima nei suoi confronti è cresciuta ulteriormente: Pier è una persona talentuosa, divertente e molto attenta a ciò che gli succede attorno. Oltretutto, con lui mi sono reso conto di condividere una certa sfera "spirituale", divagando su argomenti che di raro riesco ad affrontare con le persone.
Ok. Andiamo a fare il soundcheck.
Attorno a me percepisco un po' di tensione e ne capisco al volo la causa. Questi "grossi" concerti è come se portassero con sè la responsabilità che tutto debba essere fantastico, sparato a mille: si sa, Milano ha sempre il suo parterre di discografici, artisti, giornalisti, attori...per cui, anche se è la "n" volta che suoniamo qui, la temperatura emozionale è piuttosto sul rosso.
Allora anche un battibecco tra me e Samuel su questioni di suono-che porta l'amico cantante a lasciare il palco del check per un quarto d'ora di incazzatura- si spiega facilmente. E, per una volta, la mia proverbiale permalosità se ne sta in tasca, consentendomi di correre in camerino, spiegarmi con Samu e riprendere felici le prove.
Si arriva in fretta al momento cena, consumato al volo con poco riso in bianco e verdure (bisogna star leggeri!! ;))e, di ritorno in camerino, incontro una figura a me ben nota: Eugenio Finardi!
La sua recente collaborazione con Max, lo ha infatti portato nella nostra orbita e noi lo abbiamo accolto a braccia aperte. Eugenio per me rappresenta il primo concerto "rock" della mia vita, alla implume età di 12 anni. Il tour era quello dell'album Dal Blu, che fece tappa anche nella mia natia Bussoleno e, visto che impazzivo per la canzone Le Ragazze di Osaka, i miei mi portarono a vederlo.
E pensate che Eugenio si ricorda alla perfezione quel concerto, così come milioni di altri aneddoti, che ci allietano il momento pre-show...è davvero bello quanto raro vedere artisti tanto legati alla loro passione e Finardi è uno di questi.
Nel frattempo è arrivata anche una delegazione della EMI, pronta a regalarci...un disco di platino a testa per Eden! Yes, ladies & gentlemen: con il nostro ultimo lavoro siamo riusciti a bissare Microchip Emozionale. ;) È una bella soddisfazione, no?
L'ora X si avvicina, per cui decido di chiudermi in una sala per una decina di minuti di meditazione (che prima di un bagno di folla fa sempre bene) e poi si va: brindisi, ancora un po' di stretching e via on stage!
Il Forum è la solita bolgia ribollente, un catino di umanità adrenalinica che ti piove in testa. Soprattutto durante la prima parte del concerto, dove siamo praticamente in mezzo alla gente...come succedeva 15 anni fa, appunto.
La nostra nuova scenografia mi entusiasma: mi era capitato già con il delirio tecnologico del tour di Eclissi, ma adesso - per certi versi- siamo persino oltre. Un ragno di passerelle e luci, con tre diversi tipi di scenari, il tutto per 2 ore e 20 di performance, quasi senza soluzione di continuità. Qualcuno mi ha detto che gli ricorda i palchi degli Iron Maiden...beh, non so se arriviamo a tanto, ma finora è lo scenario più Rock che abbiamo mai utilizzato.
È uno show che ti ingloba, dall'inizio alla fine.
Ho il mio momento di pausa, con la salita in scena di Pierfunk: me ne vado in camerino con le cuffie ancora accese e mi godo tutta la sua performance. Siamo davvero due bassisti agli antipodi, lui molto funk (appunto ;-))e ricco di tecnicismi,io molto "inglese" e diretto...e i due suoni così opposti, si amalgamano alla grande durante Per Un'Ora d'Amore, dove Pier con le "funk fingers" (le bacchette di legno alle dita) e io con il Whammy Pedal (un effetto che alza di due ottave il suono), ci dedichiamo una manciata di minuti di bassismo.
Arrivo a fine serata che quasi non me ne accorgo, se non per la stanchezza cosmica che mi attanaglia.
C'è ancora tempo per accogliere gli amici in un'area ospitality stile "festa delle medie" (;-)) nel backstage, tra divanetti e luci basse e poi è tempo di andare a cuccia, cercando di svuotare la mente dalle emozioni, che oggi sono state davvero tante.
Vicio
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