Ci svegliamo con la notizia che forse la data di Firenze ha rischiato
l'annullamento.
Uno dei camion ha subito un guasto che lo ha incastrato
sotto una porta d'accesso carico/scarico del palazzetto di Roma.
La situazione si sblocca solo verso le sette del mattino e da quel momento in poi è scattata la corsa contro il tempo.
Ovviamente c'è chi non ha chiuso occhio dando il giro all'orologio. E' uno degli inconvenienti di un mestiere, che ha come obiettivo assoluto il rispetto degli orari a dispetto degli imprevisti. Una nota di merito a Marco "il capo" Capuzzo, il quale insieme a Mirco "comandante" Veronesi e Alle Chiapello "zar di tutte le wodke" incarna un ruolo importante nella gerarchia su strada.
Noi pranziamo a Roma e ci godiamo il bombardamento di telefonate da parte di amici e collaboratori che assistono ai servizi su quasi tutti i telegiornali nazionali. Pare che in alcuni casi i commenti sperticati siano stati addirittura imbarazzanti.
Gongoliamo il giusto e partiamo con calma alla volta di Firenze.
Le notizie parlano di un pienone con settemila persone e di uno spazio acusticamente problematico. Questa sera la sfida sarà tutta giocata sulla capacità di arginare la stanchezza. Qualcuno salta completamente la cena per sfruttare al meglio l'adrenalina. Certo che eravamo partiti bene con i buoni propositi autunnali palestra, piscina e certo anche che se ce ne andassimo a dormire subito dopo il concerto saremmo decisamente in forma migliore. Ma ci perderemmo anche il vero sapore del tour. Questa sera in lista ci segnalano Piero Pelù, alcuni musicisti della Banabardò, qualcuno dei Negrita, che saluteremo anche in camerino, e Federico Fiumani dei Diaframma. Con il cantante e chitarrista Fiorentino, Max, insieme ad Ale Bavo e Condimix di Casasonica, ha di recente lavorato per un remake di "effetto notte", uno dei primi singoli dark usciti in Italia all'incirca nell'81. Federico Fiumani ha chiesto anche una collaborazione a Madaski e a Cristina Donà per altri brani del repertorio storico del gruppo fiorentino.
Disco in uscita per metà Giugno.
Riusciremo, nonostante la stanchezza e l'acustica del posto a fare un buon concerto. di fronte ad un pubblico fiorentino straordinariamente scatenato. Il colpo d'occhio sulle tribune in alto a sinistra è notevole. Da segnalare una caduta di Max sul finale dell'errore. Il chitarrista pianta il piede d'appoggio sul foglio plastificato della "scaletta" che scivola via insieme a tutta la gamba. Conclusione in spaccata rovinosa sulla pedaliera con i tecnici a bordo palco ribaltati dal ridere.
Per il post concerto, visto che domani non ci sono altre date qualcuno ha pensato di organizzare una festa all' exmud. Ci andremo con tanto di vinili e cd in borsa. L'atmosfera è divertente e rilassata. A parte una'accanita che si attacca con le mani al culo di Samuel ricevendone in cambio un sonoro vaffanculo. L'infelice deambulerà sconsolata insultando il gruppo per tutta la sera sostenendo che non riuscirà più ad ascoltare un nostro brano senza sentire risuonare in testa l'insulto ricevuto.
Il giorno successivo prima di tornare a casa per una breve pausa, facciamo un incontro a "la feltrinelli". Ad attenderci c'è un bizzarrro personaggio, un signore elegante vestito con giacca e foulard, che si qualifica come direttore o collaboratore o non si capisce che della rivista "Chi" (quella con Berlusconi e le figlie in copertina per intenderci). Convinto di mostrare un curriculum impressionante snocciola tutta una serie di artisti da Gigi d'alessio ai Pooh, agli Stadio con i quali avrebbe posato per memorabili scatti fotografici. Senza essere eccessivamente scortesi rimbalziamo via, mentre lui acchiappa al volo Vicio e mettendosi di fronte all'obiettivo del fotografo personale…, "dai ho capito, la si fa solo col cantante, scatta scatta!". Per un attimo rimaniamo indecisi se goderci lo spettacolo sul successivo numero di Chi con Vicio (espressione di gatto che guarda i fari del camion sulla statale prima di essere travolto) in foto e didascalia: Samuel il cantante dei Subsonica. Ma poi prevale lo spirito di corpo e lo trasciniamo via ricevendo in cambio commenti sprezzanti.
L'incontro si articolerà in una prima parte con le domande del giornalista Giovanni Ballerini e successivamente in un botta e risposta con i numerosi ragazzi presenti. Noi siamo piuttosto stanchi ma l'incontro risulterà piuttosto stimolante. Una ragazza regala a Max un libro ("io non chiedo permesso" di Marilù Manzini) che porta come introduzione il testo integrale di Albascura. Partiamo per una giornata a casa. Samuel Max Boosta e Ivan in camper si fermeranno in Liguria per una cena di pesce. Gli altri in macchina a velocità Mac-2 arriveranno molto prima a Torino.
Pranzo.
Samuel: … eh raghi forse ho fatto una cazzata …. ieri sera mi sono preso bene a Trastevere in giro per locali, ho bevuto un po'…forse anche più di un po' e sì insomma ho conosciuto un po' di gente … un tipo con la tipa …. un paio di artisti siciliani con il pizzetto….beh sì insomma ho promesso un po' di accrediti per il concerto.
Siamo già pieni?
Macchè figurati per adesso solo 200!! Hanno chiamato pure Romolo e Remo chiedendo un pass…ma.ti rendi conto? Qui prima ci ammazzano poi ci uccidono, oppure fanno entrare tutti gli accrediti e lasciano fuori noi.
In effetti i cellulari squillano in continuazione, complice il tutto esaurito, con richieste di ingresso.
A Roma, abbiamo molti amici. Stasera suoniamo all'Eur, inevitabile ricordare
"la decima vittima" di Elio Petri, di recente utilizzata come come riferimento
per un servizio su RollingStone.
Il Palalottomatica - ex palaeur - è molto
bello, non altrettanto felice la sua acustica. Si sa. Cercheremo di fare il
meglio potenziando l'impianto sui lati asciugando le frequenze più rimbombanti,
ma difficilmente la resa sarà uniforme.
Abbiamo voluto un giorno di riposo dopo la tripla andriachieticaserta, ma non
è che ci sentiamo in pienissima forma. Amministriamo le energie, riducendo al
minimo il livello di interattività. Sembriamo magari di cattivo umore e un po'
scazzati, in realtà ci stiamo preparando per fare esplodere il tutto nelle due
ore necessarie.
Un po' di energia la bruceremo con i tg che si presentano nel
camerino tre quarti d'ora prima del concerto. Tg1 tg2 e la7. Fa una certa
impressione vedere di persona i mezzi busti televisivi, scoprire che hanno anche
estremità inferiori, che ti stringono la mano, che conoscono il tuo nome. Magari
ci si deve solo fare un po' l'abitudine.
Il concerto è sold out da tre settimane con diecimila biglietti già andati.
Sarà il trionfo del bagarinaggio. Sul nostro sito addirittura qualche faccia
tosta ha offerto ingressi a quaranta euro.
Scopriamo che la lista degli
accrediti compie ad ampissimo raggio una simbolica ed esauriente parabola sulla
musica italiana. Dagli Assalti Frontali a Fiorella Mannoia passando per Pezzali,
Flaminio Mafia, Silvestri e Venditti!! Lo stesso Venditti, accompagnato da suo
figlio Francesco - attore di recente in un film sul grande Torino - e amico di
amici di amici viene a salutarci durante la cena restando con noi anche durante
la preparazione in camerino. Ci incuriosiamo con i racconti sul mondo della
canzone fin dagli anni sessanta e poi ci spacchiamo dal ridere ad ascoltare
accesi ed esilaranti commenti al vetriolo sull' attuale ambiente della musica
italiana, sul mondo, sulla cosmogonia ...Una vulcanica ed esplosiva foga degna
di un gangsta rapper, che fa sì che qualcuno lo ribattezzi Tony Vendetta!.
Giunto il momento del rituale brindisi e del discorso di incoraggiamento,
solitamente tenuto dal Boosta con toni del tipo "...ora voglio che voi sappiate
che quelli lì fuori che urlano sono i cristiani e voi i leoni., voi Gozzilla e
loro il Giappone!!!", ritrovandoci i ray-ban di Venditti puntati addosso
ci viene da coinvolgerlo in quanto ambasciatore di romanità nel mondo, e …….. -
Boosta:
"Antonello forse ora i ragazzi si aspettano che tu dica loro qualcosa prima della battaglia" - documentiamo.
Tutto ciò ci ha fatto dimenticare che probabilmente questa è la data cruciale del tour, distraendoci il giusto. Di certo è la tappa con più occhi puntati addosso. E non sono solo occhi. Ci sono talmente tante telecamere di fronte al mixer che il nostro Cipo, già non un vatusso, non vedrà una mazza fino a quando le troupe non smantelleranno. Il colpo d'occhio è davvero quello dell'arena. Le gradinate si perdono fin sù in alto. Le urla di diecimila persone allo scattare del buio sono di quelle che intimoriscono. Roma è una città che bisogna sapere rispettare, che ti impone di essere all'altezza ma che in fondo pretende di essere trascinata.
Su Terrestre cerchiamo la massima concentrazione, sotto il palco è già delirio. Parte "giorni a perdere" e c'è subito una grande botta. A metà del primo ritornello hanno già trasportato dalle transenne una decina di ragazze svenute. Saranno più di cinquanta prima della fine del concerto. Più che svenimenti pop, sono mancamenti da platea che si dimena, balla e poga nel caldo di Maggio. Questo il commento riportatoci di una di loro: "cazzo che sfiga sono svenuta subito e mi sono persa Ratto, però poi grandiooooso." Un occhio preoccupato alla "sicurezza" sotto il palco che, diretta dal nostro Marco Capuzzo, farà un ottimo lavoro, l' altro allo spettacolo indescrivibile che abbiamo di fronte. Pura emozione. Indimenticabile. Questa sera martelliamo con il sorriso. La condizione migliore per fare un bel concerto. Un capitombolo di Samuel, fortunatamente non illuminato al termine di un salto preso troppo lungo, qualche sbavatura perdonabile, visto il grande coinvolgimento fisico, ma il concerto, acustica dello spazio permettendo, è di quelli che lasciano il segno. Decidiamo si dedicare un saluto a un giornalista romano, che abbiamo avuto appena modo di conoscere professionalmente, ma che in diverse occasioni ci ha travolto per simpatia e passione pura per la musica. Ci ha confidato, nei camerini del primo Maggio di avere optato per il pensionamento. Noi lo salutiamo e lui come ringraziamento porta la sua barba bianca fin sotto il palco facendoci il verso con il bastone a mo' di sei corde.
Paolo Zaccagnini, che grande.
Alla fine siamo accolti da ampi sorrisi dietro le quinte. I tecnici sono
soddisfatti, gli amici e i giornalisti molto colpiti, i cellulari esplodono di
messaggi. Nei corridoio ci fermiamo a firmare autografi e a incontrare facce
note. C'è anche Federico Guglielmi, uno che c'è sempre stato fin dal principio.
Con pochi dubbi può essere ritenuto il più costante, attento e appassionato
giornalista nel settore della musica italiana. Ci raccontano di un Venditti
colpito dallo spettacolo che si aggira facendo mille domande a Mamo (light
designer-scenografo) cercando Camilla (tecnico luci) "'ndo sta a luciaiiiia???
Vojo sapèèè quanto costa qui er tutto???" Qualcuno preoccupato dalle bizzarrie
relazionali della nostra Camilla anticipa il match, spiegandole, "guarda che se
arriva un signore abbronzato con gli occhiali a farti domande, sappi che è
Venditti ed è incuriosito dal tuo lavoro, magari non mandarlo a stendere come
fai con tutti venti volte sì e una no.
Max si dispera ascoltando un messaggio
in segreteria di Militant-A (assalti frontali) che ha avuto problemi con i
nominativi per gli accrediti non riuscendo ad entrare e se ne va un po' in
chiusura. Finiamo la bella serata in Trastevere a caccia di un pub portandoci
dietro diversi amici, tra i quali il fotografo Alessio Pizzicannella (Rolling
Stone, quello delle foto maori) e Fausto Donato il discografico più rocker (più
rocker che discografico per capirci) mai conosciuto: di quelli che ti chiamano a
tarda ora domandandoti la tonalità di qualche tuo brano per suonarselo alla
chitarra. Fanno parte della comitiva Paolo Zaccagnini, qualche Flaminio maphia, il c.t.
ufficiale del concerto "Tony Vendetta" e moltissimi altri.
L'aria è leggera, Roma questa sera ci ha concesso un sorriso che non dimenticheremo.
Il risveglio a Chieti è contrassegnato dalle rogne del Boosta riguardanti i rumori nella sua stanza d’albergo. Una litania che si protrarrà a lungo, e conterrà immagini di torture e omicidio nei confronti di albergatori, agenzie che prenotano motorini che scoppiettano, operai che divelgono…. C’è chi in silenzio immagina di mandarlo una settimana a soggiornare in uno slum di Calcutta, chi invece osserva che nell’hotel in effetti mancavano pure le coperte e faceva freddo. Stando alle nostre osservazioni statistiche (tipo 3 volte passati di qui nella vita) a Chieti fa comunque sempre freddo. Anche in piena estate.
Si parte con Boosta che non riesce a contenere il suo malumore in sottofondo e Max che osservando la silouette di Ivan alla guida sentenzia “fai schifo dovresti metterti a dieta, ciao una ventrazza che sembra un air bag esploso”.
Il camper percorre la A25 attraversando gli appennini. Samuel dorme in cuccetta, Boosta legge Vicio si disattiva come sempre con l’I pod in cuffia e tutti che gli sussurrano i peggiori insulti sorridendogli, Ninja che smanetta con il portatile per sistemare meglio il sito, Max che risponde ad alcune interviste telefoniche.
Il palazzetto di Andria è piuttosto lontano, in mezzo alle campagne. Il Palapartenope di Napoli non dava sufficienti garanzie di sicurezza riguardo alle esigenze di montaggio del nostro palco. Molti giudicavano la scelta di Caserta catastrofica rispetto alla lontananza dal capoluogo, alla pigrizia degli spettatori. Morale: 7000 biglietti sono stati comunque prenotati e questa risposta ha zittito i più scettici.
La struttura è enorme e l’acustica sarà sotto controllo solo in alcune zone.
A pranzo Max ha fatto fare il segno di croce a Ivan per farlo pentire Ivan di aver ordinato un piatto di Lasagne. Con la merenda in camerino la gag prosegue. Effettuiamo il check, riceviamo una maglietta e un po’ di materiale da parte di Unità di strada un’associazione per la riduzione del danno impegnata nel campo delle tossico dipendenze.
Cena, manca il Ninja. Dov’è? Stava lavorando al portatile in camerino, il cellulare non risponde, Ivan parte per andarlo a cercare strillando Niiiiiiiinja!!!!NIIIIIIINJA!!!!!!! sentiamo la voce perdersi risuonando nell’acustica del palazzetto niiiiiiiiiiiiiinjaaaaaaaaaaaaaaaa mentre sul cellulare appare la scritta chiamata ninja rispondere?. E cazzo, certo che si rispondiamo: “dove sei?” La chiamata è disturbata “…azz…..q..c.glion..van…….m…ch..s….chiav….nel..camerino e non c’è camp….”
E in sottofondo sempre più lontano niiiiiiiiiiiiiiinjaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
In pratica il nostro diafano batterista sopportando orribili sforzi da contorsionista dopo essersi arrampicato ovunque per cercare una misera tacca ci stava comunicando di essere stato chiuso a chiave in camerino dallo stesso Ivan. Il quale nel frattempo“: niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinjaaaaaaaaaaaaaaaaaadovecazzooooooooooseeeeii i????
Di fianco al camerino c’è un piccolo campetto da basket, con i canestri e tutto il resto C’è pure una palla da basket e c’è un giovane tastierista amante della vita dinamica, del pericolo, degli sport estremi che sprezzante del rischio si mette a palleggiare, a tentare ciuff in elevazione, finte e controfinte terzo tempo e oplà. “Mignolo fratturato” sarà la sconcertante diagnosi del medico di turno in zona ambulanze. “In effetti per gonfiare è gonfiato eccome e durante il concerto mi ha fatto parecchio male”.
Ma torniamo indietro……al concerto. La stanchezza c’è, però c’è anche il pubblico di Napoli. E per la prima volta dall’inizio del tour è davvero molto numeroso. Luci, il boato è di quelli che boato che ti scuotono. Partiamo con una “giorni a perdere” aggressiva e teniamo lo stesso tono, molto pestato, anche per gli altri brani dell’inizio, ma forse non è il modo giusto per interpretare l’atmosfera e le condizioni acustiche del luogo. Arriviamo alla prima barriera, con”Sole Silenzioso” chitarra e voce. Da lì in poi prendiamo meglio le misure e cresciamo bene fno alla fine del concerto dominando caldo e fatica. Il pubblico è strepitoso, un particolare curioso spicca tra le mani di un ragazzino occhialuto: uno striscione stampato con la scritta Ninja sei il migliore (o qualcosa di simile) con tanto di logo con l’occhiale stilizzato. Il pubblico da queste parti ha una vitalità incredibile, volti, espressioni, movimenti, sorrisi, sono davvero un bello spettacolo dal palco. Questa sera non prevediamo attività mondane di sorta, in compenso la strada è imbottigliata e ci metteremo un’ora a raggiungere l’hotel. All’uscita del palazzetto il camper viene amorevolmente preso d’assalto da una trentina di ragazze e di ragazzi, molti picchiano con le mani sulle finestre, sembra un film dei Beatles, ma anche il finale di Zombie di Romero. Salutiamo e sorridiamo, anche perché i volti sono distesi e a dispetto del fracasso che si sente da dentro non isterici.
L’albergo Vanvitelli, scongiurerà le lamentenele anche del principino più esigente. E’ una tipica esibizione di sfarzo campano, ovvero il barocco inteso come qualsiasi cosa purchè ci sia un sacco di roba. Una sorta di lusso Italo-americano, per capirci, un architettura da torta nuziale con lampadari in simil cristallo larghi due metri, ori, stucchi, statue e fontane. E’ esagerata anche la fornitura del comfort. Ci godiamo la situazione, anche perché siamo a pezzi e del doman non c’è certezza. C’è chi trova la forza di uscire alla ricerca di un ristorante e cenare con alcune ragazze romane che sono riuscite ad arrivare fin qui.
Ci svegliamo in aperta campagna tra cinguettii e
quiete assolata. Durante il rientro notturno in camper qualche ubriacone ha
smanettato sul g.p.s. rendendolo muto. C’è bisogno dell’ingegnere ninja e del
manuale di istruzioni.
- Ivan “Ok , adesso và, parla……noooo miiii in
Inglese”
- Boosta “eddai che almeno fai u po’ di
pratica”
- “miiii, ma proprio a Trani devo imparare a parlare parlare
in Inglese, nooo
- Ninja, dai ti prego rimettilo a posto, ……e voi
di notte mettetevi le mani in culo anziché toccare il g.p.s. ”
- tipa del
g.p.s.- “prepararsi a girare a destra
- Ivan “grande ce l’hai fatta…”
tipa
del g.p.s. “tra ottanta yarde”
- Ivan “Yarrrdeeeeee??? E mo quanto cazzo sono
lunghe ‘ste yarde!!!!
- tipa del g.p.s. “dritti per tre miglia….”
- Ivan “oh
ma che siamo in un libro di Jack london???, rimettetelo a posto!!!!!Miiii ma le
mani ve le taglio la prossima volta!!!!! e poi le ficco dove so lo io
dove!!!
Mangiamo di fronte al porticciolo di Trani, anche se il pranzo verrà
più volte interrotto da interviste telefoniche lunghissime.
Max si ritrova anche preso in mezzo ad una riunione
telefonica per il festival Traffic
(torino free festival) discutendo con il giornalista Alberto Campo e gli altri
direttori artistici (Gargarone-Ammendolia) sulla possibilità di chiudere con
Aphex Twin la serata internazionale:
- "siamo un festival con i controcazzi e
Aphex Twin per quanto difficile è un bellissimo nome. E’ già piena il mondo di
baracconi di richiamo-megasponsor che si spacciano per festival e che poi tra
l’altro chiudono puntualmente in perdita. Dai che se entra anche lui, poi
con New Order e Throbbing Gristle abbiamo un cartellone artisticamente da paura
a ‘sto giro. Notizie da L.c.d. sound system?"
- Samuel "oh, una tipa mi ha fatto fare un’intervista
con un commento per ogni giorno della settimana...tipo della prossima settimana,
cioè hey ok ok allora oggi è martedì - prossimo - e avete
suonato a Firenze è andata bene? E hai voglia a cercare di cambiare discorso.
Certo che di pazzi ce ne sono."
Insomma alla fine è ora di buttare giù bocconi ormai freddi e
ripartire al volo, non senza prima avere fatto foto con i simpatici gestori del
ristorante - che erano al concerto e ci hanno fatto pure una accuratissima
recensione -. I gestori hanno anche amici i quali hanno amiche le
quali scattano mentre Ivan cristona nasale
”…èèèèètardiiiiiiiiiiiii!!”
Mentre
manovriamo con la tipa del g.p.s.
che si avvita su se stessa prontamente insultata da Ivan (riuscirà poi anche
a chiederele scusa!) sbagliamo strada e ci ritroviamo di fronte agli scogli.
Arriva una macchina con ragazzine e mamma e macchina foto. “Noooosignora non
posso farglieli scendere èèèèèètardiiiiii dobbiamo andareeeeepoi mi cazziano sempre
a mmmme lo capisce, sì ho capito è per sua figlia è solo un attimo lo so lo
so - senta facciamo così lei ci porta vicino all’autostrada che qui con
miglia e yarde non si capisce niente e io glieli faccio scendere, ok?
E quindi scattiamo con
mamma e fanciulle e partiamo in ritardo. E arriviamo coerenti con le più
gettonate scuole di pensiero riguardanti i più elementari principi
causa-effetto-spazio-tempo, in ritardo.
Vicino al palazzezzo, cioè
proprio di fianco c’è un luna park, con la pista per go- kart. Fortunatamente ce
ne dimenticheremo.
Effettuiamo il check in una struttura enormemente vuota e
quindi molto rimbombante. Cena leggera, preparazione, un minimo di fiato e gli
esercizi di streching che oramai abbiamo imparato essere quelli indispensabili
per non risvegliarsi la mattina dopo piegati come passeggini Chicco.
Un normale e sensato criterio di amministrazione energie, ci
suggerirebbe applicando una metafora calcistica a cercare un risultato di
parità. Domani ci aspetta Napoli (Caserta) con già seimila persone in
prevendita, e poi un giorno appena di pasusa e Roma (la più importante secondo i
soliti criteri legati ai luoghi che poi finiscono per fare opinione) e poi
Firenze, una piazza calda ma anche piena di tignusia.
E invece dopo una
partenza un po’ bloccata (dobbiamo fare un attimo la tara dell’acustica
regolandoci al volo i livelli di cuffia) che ci innervosisce sblocchiamo il
concerto tirando giù una badilata di energia mai vista. Uno di quei concerti dei
Subsonica che se ti sposti è meglio. Il pubblico reagisce in modo incredibile,
ballando pogando scagliandosi per aria gli uni con gli altri salendo sulle
spalle (qualcuno forse si fracassa pure malamente), insomma mancano solo le
piramidi umane. Dietro il palco i tecnici ci accolgono con un sorriso
compiaciuto divertito e soddisfatto. La migliore data del tour , il pubblico più
caloroso (e a competere con i Baresi ce ne vuole).
Per il fine serata l’amico
Molecola (già tecnico di Gazzè e dei Tiro mancino) suggerisce il Wake up. C’è la
serata di Umberto Palazzo, una vecchia conoscenza, e pare ci sia, per la gioia
di Boosta, Vicio e Cipo una tribute band dei Kiss (i Kiss this), con tanto di
maschere. Ci andiamo e ci divertiamo pure un bel po’.
Il volo è piu’ rapido del previsto e in ora e venti lasciamo una torino nuvolosa per atterrare nel nuovo aeroporto di bari palese. Nonostante un tempo tecnico piu’ che sufficiente di due anni non riusciamo ancora a possedere un furgone nostro, bene primario per ogni forma di band che si rispetti, e cosi’ ci permettiamo il noleggio di un camper che ci rende subito famiglia di “bauscia” in vacanza.
Diamo il benvenuto a bordo al nostro primo navigatore satellitare che impiega poco meno di dieci minuti ad impazzire e litigare con Ivan dando sconclusionate indicazioni del tipo ”gira a destra tra venti metri, a sinistra, prosegui dritto a destra sinistra destra, inverti appena puoi…” e ricevendo in cambio colorati epiteti piuttosto di strada da parte dello sfortunato pilota del nostro mezzo di locomozione.
Decidiamo di fidarci comunque finendo imbottigliati nel centro di Andria pronti per regalare un diversivo al pomeriggio degli autoctoni che, nonostante gli sforzi, non ci evitano l’incontro ravvicinato con la fiancata di una macchina parcheggiata tranquillamente ai bordi di una stretta via. Arriviamo con sufficiente ritardo al palazzetto e veniamo catapultati sul palco non prima di essere intercettati da alcune decine di parenti del boosta, originario di barletta, che tra foto e nipoti piangenti popolano la struttura ancora deserta.
Il tempo scorre fino all’inizio del concerto. Saliamo sul palco impreparati all’urlo che ci accoglie, tant’è che ci ritroviamo a dovere farci alzare tutti i monitor per potere sentire quello che esce dai nostri strumenti. Suonare al sud è sempre entusiasmante per l’accoglienza calda che il pubblico riserva. Ancora ci mancava vedere la gente pogare anche su Samuel che dice ”ciao,grazie”. Il concerto scorre in un clima di festa totale, urla e sudore nonostante l’acustica piuttosto inclemente di un palazzetto non certo nato e cresciuto per accogliere concerti. L’aneddotica, ad onor del vero, vuole anche che alcuni ragazzi della sicurezza, grossi quanto il colosso di rodi, si presentino armati con fogli, penne e telefoni per dediche e brevi parole ad alcune ragazze che, con tono piuttosto fermo, ci comunicano essere le proprie fidanzate.
Al termine, forse per fare contento il boosta, decidiamo di andare a perdere conoscenza in quel di barletta. Nei dieci chilometri che ci separano il boosta fa un riassunto (per altro, non è la prima volta) della disfida di barletta e di altre aneddotiche d’aragona. Arriviamo in un piccolo e accogliente locale nel centro storico della città, suggestivo e lustrato a nuovo. In preda ad una forma di carenza da ultimo stadio, appena vediamo una consolle cominciamo a chiazzarci e a prendere tic degni dell’ispettore dreyfuss ne ‘la pantera rosa’, cosi’ recuperiamo le valigie dei dischi e in pochi minuti prendiamo possesso del locale, come bizantini allo sbarco nell’italico stivale. Boosta e ninja si alternano fino alle tre e mezza del mattino e, stremati, al termine di cocktail, chiacchiere e varie ci avviamo verso il camper, ivan sequestra un paio di giovani samaritani del luogo che ci condurranno senza indugi al meritato riposo nell’albergo che ci ospita, ai piedi del castello di Federico secondo.
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