oggi siamo a bologna.
scelgo di svegliarmi presto per arrivare in città presto e salutare un paio di amici.
mi scricchiolano le ossa e gli occhi sono lucidi e rossi.
bene, il tour è ricominciato.
nel letto rivivo un po' di immagini del concerto.
la gente, le canzoni, il palco, le mie tastiere e il mollone che non mostra cedimenti (fortunatamente per i miei denti).
sono contento e la sveglia mi grida nelle orecchie senza fare troppo male.
in tre ore sono in giro per bologna e piovono gocce cosi' grosse da procurarti contusioni senza l'ombrello.
chiacchiere, pranzo, la lotta per un taxi, chimera irraggiungibile e un' ora di sonno in albergo.
poi dritti al palazzetto con la macchina perchè poi si torna mezza giornata a casa a dare un bacio a tua figlia che in sei giorni avra' gia' cambiato sei e piu' volte faccia.
gli altri arrivano con un po' di ritardo (ma anche questa non suona nuova!) e siamo gia' pronti per un'intervista con all music che riprenderà il concerto.
è insolito avere telecamere davanti al secondo concerto cosi' il trucco è quello di dimenticarle il prima possibile.
oggi lo spazio è grande e colmo.
il camerino recita rilassato il proprio copione.
ninja al computer, max al computer, samuel alla chitarra, vicio alle chiacchiere con tutti e me medesimo, beh, io cerco solo di ammazzare qualche cattivo dalla mia postazione di cecchino.
il tragitto per il palco è uno dei miei momenti preferiti.
forse è solo il ricordo dei video che amavo da bambino, ma il fatto di attraversare un lungo tunnel sopra a delle persone pronte a divertirsi con te mentre intorno ai gente che biascica in radioloni frasi ricorrenti sulla posizione di noi cinque mi ha sempre divertito e stupito.
volete sapere del concerto?
bello. molto.
il colpo d'occhio riempie il cuore e l'accoglienza ancora di piu'.
è bello saperti nelle teste di qualcuno fosse anche per un solo attimo.
la scaletta scorre liscia tra pezzi ben suonati e imprecisioni tipiche del live.
le amnesia del cantante ci regalano qualche brivido: in ratto samuel non parte con la seconda strofa e ninja ed io ci troviamo a guardarci cantando a squarciagola sperando che Samuel intercetti il nostro labiale.
cosi' avviene e il pezzo fa il suo dovere.
il commento giu' dal palco sarà testuale: "raga' ero convinto che li' non ci fosse la voce, mi stavo godendo il sound!"
le due ore scivolano sul metallo del palco e siamo gia' in camerino.
usciamo a fare qualche chiacchiera con chi è rimasto prima di buttarci sotto la doccia.
io arrivo per primo.
tutti mi vedono e nessuno si rende conto cosi' il siparietto diventa il seguente: io mangio una banana alle transenne guardando tutti che mi guardano e cosi' rimane per dieci minuti.
finita la percezione che fossi un miraggio causato dalla disidratazione, e complice l'avvento dei quattro soci, le transenne diventano un baluardo interposto tra l'affetto e il divertimento di tutti.
rimaniamo un bel po' .
chiacchiere,foto, firme.
poi doccia, chiacchiere, acqua, trecentocinquanta chilometri e moglie e figlia al fondo.
questa è una vita meravigliosa.
grazie a tutti.
ci vediamo a firenze!
Boosta
Tante le sensazioni che si accumulano leggendo la data di questo post, visto che da molti mesi il 23 novembre ha riempito la nostra quotidianità. Sono mille le apparenti banalità che mi verrebbero da scrivere. L'emozione fa brutti scherzi. Ci siamo di nuovo. Ninja
La strada per jesolo costeggia la laguna. Se non ci sei abituato è uno spettacolo.
A Lido di Jesolo di inverno non c’è nessuno.
In tutto il paese ci sono due taxi.
Ivan riesce a farsi suonare e a litigare prendendosi a male parole con un taxista.
Abbiamo litigato con il 50% dei taxisti di Jesolo.
Al nostro arrivo sgraniamo gli occhi di fronte al palco preparato da Mamo. Non abbiamo mai visto nulla di simile. E’un enorme parallelepipedo nudo con fondale e un fronte mobili rivestiti da pannelli led. Difficile da spiegare, ma è anche difficile da dimenticare una volta visto in funzione.
Il palazzetto di Jesolo era uno dei pochi italiani ad avere un disegno acustico degno di questa definizione.
I tifosi della pallacanestro si sono lamentati perché il baccano del loro tifo veniva assorbito dalle efficaci trappole acustiche.
Il Palazzetto di Jesolo non ha più una acustica spettacolare da quando sono stati smantellati i pannelli fonoassorbenti.
I tifosi sono contenti.
Passiamo due giorni a fare prove nella nuova disposizione che ci vede allineati a mo’ di kraftwerk.
Giornate di prove, cene di pesce, tranquille serate di lettura e mattinate sturm und drang sulla spiaggia nebbiosa. Ci aggiriamo solitari come dei giovani Werther tra le brume.
Boosta nei momenti di pausa con le sue legioni romane tira mazzate virtuali ad Etruschi, Sanniti, Equi e Latini.
Samuel legge l’ultima avventura dell’inquisitore Eymerick.
Ninja prepara la grafica nuova del sito.
Vicio si tonifica.
Max segue le evoluzioni del codice l’eclissi, per il quale ha coinvolto nel finale anche i Wu ming.
E’ strano ci sentiamo pronti, forti dei cinque concerti di prova, ma completamente impreparati alla nudità del nuovo palco.
E’ il 23. E’ il giorno dell’uscita dell’album. Leggiamo incuriositi i commenti sul sito e capiamo subito che “L’eclissi” è stato ben accolto dai terrestri più attenti ed esigenti. Ci portano i cd. C’è una grossa delusione nel constatare che alla Emi hanno completamente sbagliato il colore del supporto cd (che da grigio è diventato verde pd), che l’involucro non è quello desiderato e che la stampa in generale è deludente .
Pare che questo sia solo la punta di un iceberg di problemi.
Un ultimo breve sound-check, poi lasciamo spazio a Mamo che fino ad oggi ha lavorato di notte con la registrazione del live, per gli ultimi ritocchi.
Il Palazzetto è esaurito in prevendita.
Ci dicono che l’afflusso è lento e che dobbiamo aspettare.
C’è un sano nervosismo
E’ venuto a trovarci Madaski: “vengo alla prima perché voglio criticaaare” ci dice. Indossa un giubbotto in pelle imbottito che lo rende simile ad un demone giapponese.
Resta con noi in camerino fino all’ultimo.
E’ ora.
Partiamo. La prima parte fila liscia. Per noi è strano non avere le sciabolate di luci negli occhi, ma poter guardare nitidamente il pubblico che invece è bombardato da un’onda luminosa di forme e colori imprevedibili. Le espressioni sono stupefatte.
Sul palco ci sono momenti compatti e altri ancora da amalgamare.
La nuova disposizione è ancora un po’ da “indossare”, però proprio per questo è stimolante.
Samuel brucia l’attacco di “Ali scure” e mentre perde tempo a recriminare si distrae anche sull’attacco del ”L'ultima risposta”.
Max fa di peggio, sul reprise di Perfezione squarcia i pantaloni ad altezza pacco e finisce in copertura a gambe incrociate, incrociando però malamente anche gli accordi sul manico della chitarra.
Il pubblico di Jesolo è caldo e ci accoglie bene. Più reattivo alle sonorità dance rispetto ai brani adrenalinici. Notiamo anche con piacere una massiccia componente maschile.
Mirco all’uscita spiando le espressioni nota un clima soddisfatto. Madaski è entusiasta, il resto lo leggeremo sul sito.
Max
VOTO IVAN: prestazione 7,5 - pubblico 6,5 (molto ligio)
VOTO CIPO: 8
PS: perdonateci la qualità del video, faremo di meglio...
Un millimetro in più e la martellata ci avrebbe staccato il naso. Non avevamo previsto che un essere semi-divino potesse scendere tanto in basso. "La grappa è grappa e la guerra è guerra!", pensammo. Gli bloccammo il braccio destro. Il post-bardo ce l'aveva col nostro naso, provò ancora a staccarlo, stavolta con un morso. Caricammo un montante e lo colpimmo al pomo d'Adamo. Annasparono entrambi, lui e Adamo. Dal volto gonfio essudarono quindici versioni alternative della Genesi: "Dio si scordò di Noè, di tutti gli animali domestici e di tutte le fiere che erano con lui nell'Arca. Dio ruttò e l'Arca fu sommersa." I Genesis non ci erano mai piaciuti, consideravamo sopportabili solo alcune parti di "Abacab", 1981. In quell'album Phil Collins aveva trovato un suo paradossale equilibrio: non sembrava più una versione sfigata di Peter Gabriel, era finalmente il povero sé stesso che sarebbe rimasto. Gli sferrammo un calcio nei genitali, Phil si piegò in due canticchiando: "I can phil it coming in the air tonight..." Le capacità di mutazione del post-bardo iniziavano a innervosirci. Nel frattempo, Adamo ci aveva addentato una caviglia: gli strappammo una costola e gli sfondammo il cranio. Bye bye, capostipite, salutaci Tetragrammaton. Lo stesso corpo contundente impattò contro un dente dell'ex-batterista prog, impedendogli di finire la canzone. Il post-bardo riprese a ribollire: "12) argomento: per quando tiguarda rettifiche motori io non rigordo ma se si chiedevase può aprire al mio paese può venire se a bisogno di qualche appoggio che si presenti da me che le presento qualche meccanico." Era Provenzano. Ci investì con una gragnuola di pizzini-ninja: il bordo di un foglio ci tagliò la guancia. Come eroi di un poliziottesco pensammo: "Ora mi incazzo!". Il post-bardo era come un'Idra, gli avatar uscivano dalla testa. Noi, Ercole, dovevamo mozzarla. Una fatica del cazzo. Intanto dovevamo liberarci del vecchio boss corleonese: con le dita mimammo lo sparo di una pistola. Funzionò. U ' Raggiuneri emise un raggio nero e ne venne inghiottito. Soffiammo sulla punta delle dita, guardando il post-bardo. Con lui non avrebbe funzionato. Phil Collins si era rialzato, la bocca simile a una bistecca al sangue: "Fi fimf to hav an invivible touch yeah..." Ci venne in mente Peter Gabriel: Sledgehammer. Impugnammo la mazza e colpimmo. Il volto di Phil iniziò a deformarsi come un grumo di pongo, secondo un algoritmo imperscrutabile. Per una frazione di secondo si stabilizzò su una forma ibrida tra Cecchetto, noto DJ e produttore, e Cicchitto, ex-PSI, ex-Forza Italia, ex-Phil Collins. Che esplose. Ora toccava al post-bardo. Dovevamo decapitarlo e cauterizzare il moncone prima che ricrescesse. Con un colpo di ku fu (la Mano di Travertino), lo colpimmo sulla carotide. La testa volò via. In un remoto angolo di quell'universo, l'entità che era stata Franco Franchi sorrise. Dalla voragine del collo uscirono bestemmie, preghiere, poesie in pentametri giambici, volantini e slogan da corteo, circolari ministeriali, discorsi di Veltroni, testi di Mogol, oroscopi, sermoni radiofonici, interi romanzi di Avoledo, canzoni di Goran Kuzminac, canzoni di Mario Castelnuovo, monologhi di Castellitto, collane di Castelvecchi, apparizioni della Madonna, segreti di Fatima, bolle papali, bolle di sapone, statuette di Ganesh che bevevano latte, divertimenti di Krishna, lallazioni di neonato, scuregge, pernacchie, Iannozzi, saggi di Willy Pasini noto sessuologo, assoli di theremin, bigliettini dei Baci Perugina, biscotti della fortuna, bugiardini di ansiolitici. La testa stava per ricrescere: accendemmo lo Zippo della Harley e ci precipitammo a cauterizzare. Mentre bruciavamo i tessuti, un ultimo soffio ci raggelò il sangue. Con la voce di Hal 9000 la cicatrice declamò: "Dentro al replay per un attimo c'ero e anche lei ma in quel momento qualcosa ho cancellato si è fermato il tempo la sua regolarità e come se morisse è sparita anche la luna, è cominciata l'eclisse." Erano versi di Bersani, il ministro. L'eco delle parole si trasformò nell'immagine di un sole oscurato. Durò pochi istanti e luce di nuovo fu.
Il giorno dopo uscì l'album dei Subsonica.
(Wu Ming)
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