<<info>>

6-05-2001 Torino è la mia città: atto di resistenza contro l'arroganza:

free concert dalle 16 alle 24 in Piazza Castello con 

la presenza, tra gli altri, di Africa unite, Mau  mau, Linea77, Persiana Jones, Statuto, Lou Dalfin, Amici di Roland, Arturo (ex COV), Subsonica ...

la partecipazione tra gli altri di Luciana Litizzetto, Cesare Vodani, Federico Bianco ...

la groova  dei principali dj torinesi.

 

Torino è la mia città è il titolo del primo 45 punk realizzato in città: la band erano i Rough, leader e cantante era Piero Maccarino, grande amico e collaboratore della maggior parte dei gruppi che si alterneranno  domenica sul palco di Piazza Castello, scomparso nel maggio del 1999.

Sul palco salirà simbolicamente anche lui, per difendere quello che questa città, grazie a Piero e tanti altri, è riuscita a conquistarsi. Non più la metropoli sincronizzata unicamente sulle necessità  dell'industria e del commercio, non più la città grigia e morta da cui tutti i kids degli anni '80 sarebbero fuggiti volentieri e da cui spesso sono scappati con l'eroina, biglietto di solo-andata per chi non sopportava il peso di una città chiusa già poco dopo la mezzanotte, di una città che ossessivamente e oppressivamente tentava di apparire efficiente e ordinata, di una città che viveva per imporre regole ma che sotto la superficie esplodeva di violenza.

Non c'erano extra-comunitari, tanto per citare un cavallo di battaglia di questa arrogante campagna elettorale, ma la sera si usciva più preoccupati di adesso. Anzi, il più delle volte non si usciva affatto: anche perché non si sapeva dove andare.  Quelli erano gli anni di Torino è la mia città. Una Torino da non dimenticare, simile a molte città italiane di oggi, quelle città che chi gira per suonare conosce meglio di certi politici chiusi nei loro slogan, quelle città dove se non hai soldi da spendere rimangono giusto la televisione e parecchia noia, a tenerti compagnia.

Questa premessa serve a ricordare  - ma soprattutto  a raccontare - che Torino come la conosciamo oggi è frutto di una trasformazione recente: dieci anni, forse meno. Torino oggi è un un luogo aperto e vivo, dove la musica, la cultura e - incredibilmente - anche la notte hanno improvvisamente contrassegnato il volto di una città che per la prima volta ha osato scoprirsi differente, scoprendo che anche qui è possibile progettare, ascoltare e fare musica, teatro, video, organizzare mostre in un tessuto di club, circoli, discoteche, festival e spazi aggregativi che sono (e devono rimanere) una ricchezza della quotidianità di noi tutti. E che sono anche le uniche vere aree libere dove la tanto strombazzata società multietnica e globalizzata trova un territorio di comunicazione e di crescita vera.

Propellente della trasformazione sono state le associazioni culturali, i centri sociali, i molti appassionati organizzatori di eventi, gli artisti stessi e le poche radio veramente libere. Quegli stessi protagonisti che si sono finalmente trovati a poter lavorare in un  clima politico poco ostile, talvolta addirittura incoraggiante (le ultime 2 giunte di sinistra), e che  stanno ora leggendo con preoccupazione le arroganti sortite pre-elettorali della destra qui sotto riportate. Anche perché sappiamo (e ricordiamo) come la vita di una città si possa facilmente cambiare con poche ordinanze:  di sgombero, di controllo degli orari, di tagli alle principali attività culturali e alle occasioni di incontro. Ordinanze già promesse dalla destra, e già messe in essere in altre città dove la destra è al potere, ordinanze che da sempre costituiscono il monumento storico ai comodi ideali preconfezionati, per chi crede alla televisione come unico mezzo di informazione culturale e di diffusione, e che ringalluzziscono le penne del giornalismo benpensante cittadino inneggiante ai vecchi motti di sempre: ordine, pulizia e via il diverso.

Torino è la mia città vede la partecipazione di una scena ampia: sul palco di Piazza Castello ci saranno musicisti (tra cui alcune significative presenze storicamente astensioniste), DJ's, cabarettisti ma non politici: nessuna tribuna elettorale: perché non ce n'è alcun bisogno e perché lo scopo è molto semplice anche se nuovo per la città: difendersi.

A seguire la compilation di alcune dichiarazioni che ben sintetizzano il carattere della ipotetica conduzione politica cittadina del centro destra.


Da Torino a Destra 2001. Ghiglia (candidato vicesindaco del centro destra) sul sindaco Castellani

Una presenza priva di nerbo che per anni si è lasciata ricattare dalla follia visionaria e dal buonismo peloso dei comunisti e dei verdi, paralizzando la città e rendendola terra promessa di immigrati clandestini ed estremisti rossi ...


Dal programma di Ghiglia (candidato vicesindaco del centro destra)

I Centri Sociali occupati (ben 13 edifici pubblici occupati illegalmente da poche decine di teppisti) che sono stati finora tutelati dalla Sinistra e da Castellani, dovranno essere sgomberati e restituiti ai cittadini e alle centinaia di Associazioni che chiedono spazi pubblici.
La Polizia Municipale, adeguatamente formata ed economicamente incentivata, ed equipaggiata opportunamente (spray antiaggressione, pistole elettriche e sfollagente), dovrà svolgere una funzione di controllo del territorio.


Dal programma di Rosso (La Repubblica del 12/04/2001)

"La pervicace, ipocrita e malvagia politica di apertura all'immigrazione clandestina sta creando i presupposti per la diffusione di malattie infettive ritenute ormai quasi del tutto debellate."


Da Repubblica

Rosso: "Se vinceremo il nostro primo atto amministrativo sarà quello di cambiare nome a corso Unione Sovietica, cancellando così lo spirito sovietico che ha impregnato le "non scelte" e i ritardi del centrosinistra".

Ghiglia, che all'indomani della caduta del muro di Berlino si recò con il segretario Ugo Martinat a coprire le targhe di corso Unione Sovietica e di via Gramsci sostituendole con la scritta "via Martiri del Comunismo", oggi ribadisce: "Il cambio di residenza è automatico e se vinciamo le elezioni lo recapiteremo anche a casa. Si tratta di un segnale fortemente simbolico per cancellare l'impero del male dalla toponomastica cittadina".


Dichiarazione di Roberto Rosso sui Murazzi

"...Piazza Vittorio: una piazza monumentale trasformata in un deserto di automobili e ridotta ad un bordo fluviale indegno. I Murazzi, una grande risorsa ambientale oggi preclusa alla maggioranza dei cittadini...."


Dal sito di Denis Martucci (Forza Italia)

In seguito alla presenza di immigrati a Torino, la nostra città potrebbe diventare di fatto multietnica, ma mentre ciascun ceppo etnico resterà più o meno ancorato alle proprie usanze e archetipi culturali, proprio le nostre tradizioni potrebbero sparire in breve tempo. Per evitare ciò è necessario attuare un complesso e vasto programma di recupero della Torinesità, che nei secoli si è espressa nelle forme più varie, dall'architettura alla gastronomia, dai "topoi" (la piola, la balera, il baruccio, la bocciofila...) a...


Dichiarazione dal comizio di Ugo Martinat (An)

Torino, una città ridotta a un suk nordafricano dalla sinistra.


Dichiarazione di Rosso sul festival cinematografico dalle tematiche omosessuali "Da Sodoma a Hollywood"

Una città che sta perdendo la propria identità culturale dovrebbe capire che puntare tutto su alcuni settori è sbagliato. L'apertura verso i pochi si è trasformata in una chiusura verso la maggioranza.


Roberto Rosso da Forum de " La Stampa"

D-Che politica adotterebbe nei confronti dei centri sociali? Giovanna Filippi, 22, studentessa

R-Gli attuali amministratori di sinistra si sono dimostrati arroganti con i comuni cittadini che chiedevano sicurezza e serenità nell'uscire la sera di casa e, viceversa, sono stati dolci e comprensivi con i prepotenti che occupavano gli immobili di proprietà comunale (...) se i torinesi mi eleggeranno sindaco, avranno trovato qualcuno che le regole, con le buone o con le cattive, comincerà a fargliele rispettare.


Da Repubblica del 16/03/2001

Pochi passi, si va al mercato coperto di Porta Pila. Il candidato sindaco chiede ai macellai, in dialetto vercellese, di dargli del tu. «Ma come fai a essere rosso?» chiede Rosso a uno di loro, che è per Chiamparino. Anche qui è subito comizio. «Porcaccia miseria, ma tiriamo fuori gli attributi! La sicurezza, vi dico la sicurezza. Servono i vigili di quartiere, però non armati con le pistole, non è necessario, bastano le arti marziali, due spallate e due spinte per la sicurezza della vecchietta». «Sei diessino? E fai il negoziante? Ma non puoi tagliarti le palle da solo!». «Lo sapete quanti comunisti sono passati con noi?»


La Repubblica - Cronaca cittadina - 3 maggio 2001 pagina III

" I comunisti hanno cambiato appartenenza ma, sono come i transessuali di Corso Duca degli Abruzzi... sotto sotto sono sempre gli stessi..."


La Repubblica - Cronaca cittadina - 3 maggio 2001 pagina II

"Sono daccordo che i posti nei concorsi pubblici siano riservati ai piemonesi, troppo spesso se li vince uno del Sud, poi non resiste alla nostalgia della sua terra e se ne torna a casa appena può..."